Molto semplicemente il mio video ritratto alla poetessa
Alda Merini si intitola Alda. Sottotitolo: un ritratto intimo.
Il primo contatto avviene tramite una lettera che spedisco,
qualche parola di presentazione, la richiesta
di fare delle riprese, e un verso che scrivo di getto...
madre rovesciata, partorita dalle tue stesse figlie,
lascio un numero di telefono e attendo una risposta.
Pochi giorni dopo ricevo una telefonata "sono Alda Merini,
ho letto i suoi versi, belli, venga a trovarmi nel
pomeriggio". Davanti alla porta del suo piccolo appartamento
sui Navigli leggo una targhetta che avverte di stare "Attenti al gatto".
Sorrido e suono il campanello. Appare una donna stupita che mi guarda
con un lampo di golosità negli occhi, "ma lei è bello, ma come fa a
essere così bello?". Dopo una prima imbarazzata risposta al suo stupore
entriamo in casa, mi fa accomodare. Lei si siede davanti a me
e mi osserva. Ho in mano una piccola videocamera,
e nella testa l'idea stramba di riprendere la poetessa
mentre fuma, senza farle dire nemmeno una parola.
Un'idea non solo stramba: folle. Le comunico il mio
progetto filmico. E Alda Merini da donna ragionevole
rifiuta, " no, non mi va". Ricordo una sua risposta a
una studentessa universitaria che durante un incontro pubblico
le chiese il rapporto tra poesia e follia, "signorina, scrivere poesie
non c'entra nulla con la follia, è solo un atto di buonsenso".
Dopo il rifiuto a farsi riprendere mentre fuma in silenzio
mi sento spacciato. E ora che faccio? Lei comprende e
mi viene in aiuto con queste semplici parole "accenda la videocamera,
ho voglia di parlare". Eseguo, la inquadro, e resto in attesa,
dopo qualche attimo di silenzio Alda parla. E dice delle cose meravigliose
sulla condizione del poeta "il poeta parla dall'aldilà, è questo
che non capisce la gente, il poeta parla da uno stato di morte,
e bisogna morire alle proprie volontà, ai propri desideri,
per stanare questo linguaggio che sembra un topo sepolto,
quando non è un coniglio, il famoso bianconiglio di Alice
nel paese delle meraviglie". Ogni parola è un'immagine che va
nel profondo. Lo sento. Sento che sto filmando abissi.
L'inquadratura è fissa, banale, davanti a me ho una donna spettinata,
con uno scialle sulle spalle, una sigaretta tra le dita,
ma la voce di questa donna mi dona la visione di un'anima,
è il mio film più immaginifico, più complesso, più stratificato,
è un dramma, una commedia, è horror vacui, è fantascienza domestica,
è un film storico sulle ombre, è un poliziesco sul linguaggio, è un noir
sulla solitudine, un film comico sul dolore,
forse è anche un western sulla conquista degli spazi interiori,
un duello tra il giorno e la notte, un musical sul silenzio.
E in fondo è solo un'inquadratura in un appartamento.
Alda, un ritratto intimo.
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