Che leggiadria... Magnetica la danza delle mani allo specchio. Uno specchio che riflette il mondo fuori e che ha stampati addosso i segni di un passaggio. In quegli aloni, in quelle gocce, in quelle opacità sono le vite che riflette. E poi ci sono quegli occhi misteriosi. Che, ad un osservatore attento, svelano il proprio arcano. Lacrime e sensualità. Pacata passione di morsi e di selvatiche contraddizioni. Occhi senza colore. Come il cielo. Persino il mare oggi era di marmo. Il termometro è dunque lo strumento che rivela la temperatura dell’anima: se essa brucia dentro, il corpo si farà trasparente, come vetro. Per vincere lo specchio. Che non sa riflettere le trasparenze.
Mi piace. E’ un film onirico. A tratti paradossale. Ho fermato il video a 00.13: è un’immagine stupenda. Una fotografia che racconta un universo. Quello delle fughe e dei ritorni. Da sé stessi. Dell’essere presenti a sé e dello smarrirsi. Dei punti di partenza e di quelli di non ritorno. Sembrerebbe un vicolo cieco e invece è la partenza per un viaggio sterminato. E’ in quell’immagine, come direbbe Nabokov, “la caligine delle stelle, il fremito, la vampa, l’ambrosia e il dolore”. E tutto ritorna, ma per ricominciare, nella danza del termometro. Futile assai. Ma ha per destinazione un “folle volo”. Che geni sei! Che mostro sovrumano!
1 commento:
Che leggiadria... Magnetica la danza delle mani allo specchio. Uno specchio che riflette il mondo fuori e che ha stampati addosso i segni di un passaggio. In quegli aloni, in quelle gocce, in quelle opacità sono le vite che riflette.
E poi ci sono quegli occhi misteriosi. Che, ad un osservatore attento, svelano il proprio arcano. Lacrime e sensualità. Pacata passione di morsi e di selvatiche contraddizioni. Occhi senza colore. Come il cielo. Persino il mare oggi era di marmo.
Il termometro è dunque lo strumento che rivela la temperatura dell’anima: se essa brucia dentro, il corpo si farà trasparente, come vetro. Per vincere lo specchio. Che non sa riflettere le trasparenze.
Mi piace. E’ un film onirico. A tratti paradossale. Ho fermato il video a 00.13: è un’immagine stupenda. Una fotografia che racconta un universo. Quello delle fughe e dei ritorni. Da sé stessi. Dell’essere presenti a sé e dello smarrirsi. Dei punti di partenza e di quelli di non ritorno.
Sembrerebbe un vicolo cieco e invece è la partenza per un viaggio sterminato. E’ in quell’immagine, come direbbe Nabokov, “la caligine delle stelle, il fremito, la vampa, l’ambrosia e il dolore”. E tutto ritorna, ma per ricominciare, nella danza del termometro. Futile assai. Ma ha per destinazione un “folle volo”.
Che geni sei! Che mostro sovrumano!
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