mercoledì 1 luglio 2020

GRAZIE BRUNO

E'grazie a Bruno che ho letto le mie poesie in pubblico
per la prima volta al caffè letterario Portnoy, vicino alle
colonne di San Lorenzo. Fu una cosa bella e buffa. Ed è
descritta benissimo nel libro di mio fratello.
Perché è mio fratello che andò per primo a conoscere
Bruno, in un suo libro c'era il suo indirizzo: via dei
Cinquecento, 8. E Robi mandò una lettera e poi ci fu
un incontro che diventò anche un'amicizia. Bruno lo
ricordo bene, anche se sono passati tanti anni, aveva
un buon odore e in sua presenza sentivi una strana
energia, coagulata negli occhi celesti e furtivi! Era
un poeta ladro, un ladro poeta, rubava gioielli e parole,
i gioielli se li metteva al collo, le parole le buttava
sulla carta, come manciate di granelli di sabbia, e se le
calpestavi le sue poesie facevano un rumore come di
fuga, piccoli passi in fuga, sempre in fuga dalla morte,
dall'immobilità. Venne a cena da noi, mamma e papà
si erano trasferiti nella casa del mare, e noi eravamo
felici di avere a cena il poeta fuggitivo. Ricordo che
beveva Barbera ma solo dai 13 gradi in avanti. Bruno
era fiero di essere uno scrittore e un poeta, e sulla sua
carta d'identità aveva fatto scrivere artista, lui con la
sua balbuzie poi aggiungeva..."ddd del ggg gr grimaldd
ddello". L'amicizia si ruppe per qualche incomprensione
spiegata nel libro, Bruno era anche tanto permaloso.
Lo rivedemmo io e Robi alla presentazione di un libro
di poesie di un magistrato! Ricordo ancora il titolo
di quella palla di libro: Fragmenta Mundi. Avrebbero
dovuto metterlo in galera quel magistrato per la
bruttezza di quelle cose in versi. Mentre le poesie
di Bruno erano vive, e sempre in fuga, come lui. Quindi.
Quindi ci notò, si girò verso di noi e invece di un
"ciao" ci disse "cioè" e poi girò i tacchi e ci lasciò.
Ciao Bruno, anzi: cioè.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Alla fine di sfanculizzano tutti! Bruno: cioè? Cioè vattene a affanculo!