giovedì 31 ottobre 2019
IL MANIFESTO
Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia si astengono in Senato
sulla mozione che ha istituito la commissione straordinaria
contro odio, razzismo e antisemitismo proposta dalla senatrice
Liliana Segre. Se ne lavano le mani, ma hanno le mani sporche.
Basterebbe questo per gettare discredito su queste "debolezze"
politiche (non ha senso chiamarle forze), basterebbe questa
astensione per rabbrividire d'orrore davanti a chi vota destra,
invece fanno solo tristezza, tanta e tanta tristezza.
Oggi sul Manifesto un bellissimo articolo di Marc Tibaldi su
Fuochi, il libro di mio fratello Roberto, con il suo racconto
su Dita Parlo ha fatto un miracolo: l'ha scagionata dall'accusa
di collaborazionismo con i nazisti.
sulla mozione che ha istituito la commissione straordinaria
contro odio, razzismo e antisemitismo proposta dalla senatrice
Liliana Segre. Se ne lavano le mani, ma hanno le mani sporche.
Basterebbe questo per gettare discredito su queste "debolezze"
politiche (non ha senso chiamarle forze), basterebbe questa
astensione per rabbrividire d'orrore davanti a chi vota destra,
invece fanno solo tristezza, tanta e tanta tristezza.
Oggi sul Manifesto un bellissimo articolo di Marc Tibaldi su
Fuochi, il libro di mio fratello Roberto, con il suo racconto
su Dita Parlo ha fatto un miracolo: l'ha scagionata dall'accusa
di collaborazionismo con i nazisti.
mercoledì 30 ottobre 2019
RICKY VESTIBOLARE
Quando sei un labirinto pescoso,
quando senti crescere i pensieri come
cresce l'erba sulle vertigini di pietra,
quando sei il conturbante centro
di ogni disattenzione e la feroce
pietrificazione dell'attimo convulso,
in sostanza quando sei fico come
Ricky, che cosa pretendi dal gregge
elettrico? Gloria? Riconoscimenti?
Premi? Pompini? Già esulta il cuore
e il cosmo, accoglienza vestibolare,
di ogni tuo respiro inconscio, trema e
gode Dio al tuo cospetto: l'Essere
Unico, riversato sulla terra, con agonie
da passeggio e fiori da donare ai
vortici illesi di ogni evanescenza.
quando senti crescere i pensieri come
cresce l'erba sulle vertigini di pietra,
quando sei il conturbante centro
di ogni disattenzione e la feroce
pietrificazione dell'attimo convulso,
in sostanza quando sei fico come
Ricky, che cosa pretendi dal gregge
elettrico? Gloria? Riconoscimenti?
Premi? Pompini? Già esulta il cuore
e il cosmo, accoglienza vestibolare,
di ogni tuo respiro inconscio, trema e
gode Dio al tuo cospetto: l'Essere
Unico, riversato sulla terra, con agonie
da passeggio e fiori da donare ai
vortici illesi di ogni evanescenza.
sabato 26 ottobre 2019
DA BALLA A DALLA
Lunedì sera al teatro Manzoni di Milano
il mio amico Dario Ballantini farà uno
spettacolo su Dalla, suo caro amico.
Fate qualcosa, uscite di casa, divertitevi.
venerdì 25 ottobre 2019
IL CAPPUCCINO GAY
Stamattina ho cambiato bar, ogni tanto
bisogna scegliere l'ignoto. E mi sono
trovato davanti a un barista della mia età,
forte, attivo, energico, con un tatuaggio
sul collo taurino, voce maschia ma gentile,
gesti precisi, millimetrici, sicuri, pizzetto
che di solito non mi piace ma su lui ci sta a
meraviglia, un tipo che a prima vista infonde
coraggio, fiducia, hai l'impressione che in
una burrasca, nel cuore di una tempesta,
fra fulmini e lampi e tuoni, lui potrebbe
donarti ancora un sorriso d'orizzonte, al
confine tra la meraviglia e il soccorso.
"Ci vuoi il cacao nel cappuccino?", me lo
dice all'improvviso, e io che di solito
rispondo sempre no, con lui mi lascio andare
a un sì entusiastico e quasi fremente.
"Accomodati pure, te lo porto io".
Mi accomodo. Attendo. Sento la sua
collega che dice: "Marco, ricordati il cappuccino
del ragazzo con gli occhiali e il cappello!".
Si chiama Marco! E mi hanno chiamato
ragazzo! Marco arriva e mi porge con
freschezza fuggitiva il cappuccino più
cremoso e buono della mia vita. La prima
bustina di zucchero resta sospesa sulla
crema, non vuole affondare, vuole vivere
ancora, ancora, prima di sciogliersi per
sempre, e baffi di crema al cacao si formano
attorno alla mia bocca mentre deglutisco
il paradiso e rifletto sulla mia nascente
sessualità: io a uno che fa un cappuccino
così farei con gioia un pompino! Ma no,
non può essere, è stato tutto un abbaglio,
io amo le donne, le amo perdutamente,
non può bastare un cappuccino perfetto a
farmi diventare gay. Entro, pago, dico:
"grazie per questo cappuccino delizioso e
soprattutto per avermi chiamato ragazzo
con gli occhiali e il cappello!" Marco
sorride e mi dice: "Buona giornata, ragazzo!".
Esco. Torno ad essere un normale
eterosessuale. E mi avvio verso casa.
bisogna scegliere l'ignoto. E mi sono
trovato davanti a un barista della mia età,
forte, attivo, energico, con un tatuaggio
sul collo taurino, voce maschia ma gentile,
gesti precisi, millimetrici, sicuri, pizzetto
che di solito non mi piace ma su lui ci sta a
meraviglia, un tipo che a prima vista infonde
coraggio, fiducia, hai l'impressione che in
una burrasca, nel cuore di una tempesta,
fra fulmini e lampi e tuoni, lui potrebbe
donarti ancora un sorriso d'orizzonte, al
confine tra la meraviglia e il soccorso.
"Ci vuoi il cacao nel cappuccino?", me lo
dice all'improvviso, e io che di solito
rispondo sempre no, con lui mi lascio andare
a un sì entusiastico e quasi fremente.
"Accomodati pure, te lo porto io".
Mi accomodo. Attendo. Sento la sua
collega che dice: "Marco, ricordati il cappuccino
del ragazzo con gli occhiali e il cappello!".
Si chiama Marco! E mi hanno chiamato
ragazzo! Marco arriva e mi porge con
freschezza fuggitiva il cappuccino più
cremoso e buono della mia vita. La prima
bustina di zucchero resta sospesa sulla
crema, non vuole affondare, vuole vivere
ancora, ancora, prima di sciogliersi per
sempre, e baffi di crema al cacao si formano
attorno alla mia bocca mentre deglutisco
il paradiso e rifletto sulla mia nascente
sessualità: io a uno che fa un cappuccino
così farei con gioia un pompino! Ma no,
non può essere, è stato tutto un abbaglio,
io amo le donne, le amo perdutamente,
non può bastare un cappuccino perfetto a
farmi diventare gay. Entro, pago, dico:
"grazie per questo cappuccino delizioso e
soprattutto per avermi chiamato ragazzo
con gli occhiali e il cappello!" Marco
sorride e mi dice: "Buona giornata, ragazzo!".
Esco. Torno ad essere un normale
eterosessuale. E mi avvio verso casa.
giovedì 24 ottobre 2019
A PRANZO CON UNA BELLA DONNA
Mi dicono: perché continui
a scrivere sul FATTO?
Sapete perché?
Questa foto me l'ha scattata oggi una
donna bella, simpatica e affascinante.
Conosciuta grazie al mio blog sul
Fatto, e poi di persona.
Una delizia di femmina!
Purtroppo sono un uomo fedele,
Ethel tranquilla!
Ma...insomma...è bello tramutare
in vita vera quello che faccio.
MI FATE RIDERE
Mi fate ridere, se ogni tanto non vi dessi importanza su questo blog
a rispondervi, che cosa sareste? Un branco di dementi che gira e rigira
attorno al nulla. Al vostro nulla. Non al mio.
Forse di voi resterà qualcosa, qualche frammento, perché siete stati
da queste parti, dato che di Ricky non si butta via nulla, come con
i maiali.
Consolatevi.
Ma fa riflettere e sorridere questo venire nel mio blog personalissimo,
intimo, clandestino, a vomitare insulti all'autore.
Avete proprio bisogno di intimità con me, vero?
Potreste vomitare sul Fatto, ma no, preferite qui, al calduccio,
senza censura.
Dovreste farmi una statua, vi lascio libero sfogo, poi se fate
come i piccioni non è colpa mia: non siete aquile.
a rispondervi, che cosa sareste? Un branco di dementi che gira e rigira
attorno al nulla. Al vostro nulla. Non al mio.
Forse di voi resterà qualcosa, qualche frammento, perché siete stati
da queste parti, dato che di Ricky non si butta via nulla, come con
i maiali.
Consolatevi.
Ma fa riflettere e sorridere questo venire nel mio blog personalissimo,
intimo, clandestino, a vomitare insulti all'autore.
Avete proprio bisogno di intimità con me, vero?
Potreste vomitare sul Fatto, ma no, preferite qui, al calduccio,
senza censura.
Dovreste farmi una statua, vi lascio libero sfogo, poi se fate
come i piccioni non è colpa mia: non siete aquile.
mercoledì 23 ottobre 2019
IL BLOGGER FELICE
L'essere un blogger libero e felice porta e comporta tante cose, anche delle
responsabilità, purtroppo. Io odio le responsabilità, mi affaticano.
Si attirano molti svitati, la rete e il mondo pullula di svitati. Ci sono
svitati buoni e svitati cattivi. Questo blog ha avuto e ha due svitati
cattivi: il cecchino e la farmacista cattolica. Questi vanno tenuti a bada
ogni tanto, portando sempre la dovuta pietas a chi soffre disturbi mentali.
A questi vanno tagliate le gambe e lo faccio volentieri, quando esagerano
in cattiveria. Io non conosco la sensibilità di tutti, cancello quando so
per certo che una persona può restare ferita. Cancello solo quando ho questa
certezza. Ma dato che non sono nella vostra testa e nel vostro cuore,
ho già detto che accetto suggerimenti e ho sempre cancellato su richiesta.
Un saluto.
responsabilità, purtroppo. Io odio le responsabilità, mi affaticano.
Si attirano molti svitati, la rete e il mondo pullula di svitati. Ci sono
svitati buoni e svitati cattivi. Questo blog ha avuto e ha due svitati
cattivi: il cecchino e la farmacista cattolica. Questi vanno tenuti a bada
ogni tanto, portando sempre la dovuta pietas a chi soffre disturbi mentali.
A questi vanno tagliate le gambe e lo faccio volentieri, quando esagerano
in cattiveria. Io non conosco la sensibilità di tutti, cancello quando so
per certo che una persona può restare ferita. Cancello solo quando ho questa
certezza. Ma dato che non sono nella vostra testa e nel vostro cuore,
ho già detto che accetto suggerimenti e ho sempre cancellato su richiesta.
Un saluto.
UN BLOG ILLUMINATO
Il mio è un blog illuminato, quindi non posso oscurarlo, sarebbe come
andare contro natura. Avrai un blog a tua immagine e somiglianza.
Io sono una persona aperta, questo è un blog aperto. Mi somiglia.
Lotto contro la volgarità, certo. Si può lottare contro la volgarità
usando la volgarità stessa, ma con stile, con un segno diverso.
Eleganza non significa parole forbite e inchini. L'eleganza è sempre
nella ricerca di una verità, per quanto mi riguarda. Questo è il mio
percorso, il mio "lavoro". Mi sono sempre mostrato disponibile a
cancellare commenti a voi sgraditi, e l'ho fatto di recente sotto
richiesta personale di Attimi. Che cosa volete di più? Non sono
un censore, non ne ho la stoffa. E nemmeno la voglia, dato che il
tempo è prezioso, preferisco fare altro che stare a controllare le vostre
intemperanze, ma su segnalazione posso agire. Io vedo il mio
blog non come una piazza, ma come una strada, non posso decidere
chi entra e chi esce e non mi va di mettere bavagli. Ma ogni tanto
posso interpretare il poliziotto, anche se è un ruolo che non amo.
In Parlamento si sentono più voci, no? Non ho certo simpatie per
Salvini, lo sapete, ma eliminare i leghisti sarebbe un'operazione
poco democratica, e di oscenità etiche ne dicono, a mio avviso.
Non voglio vivere in un mondo migliore, a me piace questo.
Mi piace la vita con le sue contraddizioni, con il bene e il male.
Mi piace il mio blog. Così, senza censure. Vivo, fino all'ultimo
insulto. Sul Fatto è giusto che ci sia una moderazione, anche se
i modi di offendere "educatamente" sono ancora peggiori e più
crudeli, almeno l'insulto ha la bonomia di una cosa becera.
andare contro natura. Avrai un blog a tua immagine e somiglianza.
Io sono una persona aperta, questo è un blog aperto. Mi somiglia.
Lotto contro la volgarità, certo. Si può lottare contro la volgarità
usando la volgarità stessa, ma con stile, con un segno diverso.
Eleganza non significa parole forbite e inchini. L'eleganza è sempre
nella ricerca di una verità, per quanto mi riguarda. Questo è il mio
percorso, il mio "lavoro". Mi sono sempre mostrato disponibile a
cancellare commenti a voi sgraditi, e l'ho fatto di recente sotto
richiesta personale di Attimi. Che cosa volete di più? Non sono
un censore, non ne ho la stoffa. E nemmeno la voglia, dato che il
tempo è prezioso, preferisco fare altro che stare a controllare le vostre
intemperanze, ma su segnalazione posso agire. Io vedo il mio
blog non come una piazza, ma come una strada, non posso decidere
chi entra e chi esce e non mi va di mettere bavagli. Ma ogni tanto
posso interpretare il poliziotto, anche se è un ruolo che non amo.
In Parlamento si sentono più voci, no? Non ho certo simpatie per
Salvini, lo sapete, ma eliminare i leghisti sarebbe un'operazione
poco democratica, e di oscenità etiche ne dicono, a mio avviso.
Non voglio vivere in un mondo migliore, a me piace questo.
Mi piace la vita con le sue contraddizioni, con il bene e il male.
Mi piace il mio blog. Così, senza censure. Vivo, fino all'ultimo
insulto. Sul Fatto è giusto che ci sia una moderazione, anche se
i modi di offendere "educatamente" sono ancora peggiori e più
crudeli, almeno l'insulto ha la bonomia di una cosa becera.
domenica 20 ottobre 2019
sabato 19 ottobre 2019
giovedì 17 ottobre 2019
POESIA PER ETHEL
Ti ricordi? Sei venuta sotto casa mia.
Ci siamo visti per la prima volta e siamo
andati in un bar a bere un caffè.
Metà bustina di zucchero è finita sul tavolino
perché non so aprire le bustine.
La volta dopo sei salita a casa mia ed è
andato tutto molto bene, perché se
non so aprire le bustine, beh, le donne riesco
ad aprirle molto meglio.
Ecco, già vedo che ti offendi, che mi
rimproveri perché non riesco a scrivere
una poesia seria, struggente, dolce.
Dici spesso che siamo due "cazzoni", per
questo andiamo d'accordo.
No, tesoro. Solo io sono un cazzone, tse tse,
in tutti i sensi! Scherzo, non arrabbiarti.
Ci sto bene con te, ci si diverte un sacco.
Mi piaci quando ridi delle mie cazzate,
e quando prima di andare a letto ci laviamo
i denti assieme, tu tutta fiera del bianco
dei tuoi denti, certificato come A+ dal
tuo dentista, e io con i miei denti alla
nicotina, e mi insegni la pazienza di
spazzolarli per almeno tre minuti che a
me sembrano un'eternità, ma vicino a te
no, il tempo vola e noi con lui, voliamo
sulle lenzuola e le arruffiamo d'amore,
e poi voliamo nei sogni, e tu a volte
devi difenderti dai miei calci notturni
perché ho incubi mioclonici, spasmi e
spasimi, questo è il mio destino che
condivido con te, ed è bello svegliarmi
con la fame, tanta fame, di te e di
crostatine, muffin e biscotti e noci, che
ti porto su un vassoio di legno a letto,
e tu metti il miele nel caffè e io metto
la mia bocca fra le tue cosce, e sento
il sapore della mia vita, e mi piace.
Una vita arruffata, da cazzone, una vita
che affronta il mondo con una certezza
in più da quando ti conosco: non so
lavarmi i denti, ma so sorridere.
Ci siamo visti per la prima volta e siamo
andati in un bar a bere un caffè.
Metà bustina di zucchero è finita sul tavolino
perché non so aprire le bustine.
La volta dopo sei salita a casa mia ed è
andato tutto molto bene, perché se
non so aprire le bustine, beh, le donne riesco
ad aprirle molto meglio.
Ecco, già vedo che ti offendi, che mi
rimproveri perché non riesco a scrivere
una poesia seria, struggente, dolce.
Dici spesso che siamo due "cazzoni", per
questo andiamo d'accordo.
No, tesoro. Solo io sono un cazzone, tse tse,
in tutti i sensi! Scherzo, non arrabbiarti.
Ci sto bene con te, ci si diverte un sacco.
Mi piaci quando ridi delle mie cazzate,
e quando prima di andare a letto ci laviamo
i denti assieme, tu tutta fiera del bianco
dei tuoi denti, certificato come A+ dal
tuo dentista, e io con i miei denti alla
nicotina, e mi insegni la pazienza di
spazzolarli per almeno tre minuti che a
me sembrano un'eternità, ma vicino a te
no, il tempo vola e noi con lui, voliamo
sulle lenzuola e le arruffiamo d'amore,
e poi voliamo nei sogni, e tu a volte
devi difenderti dai miei calci notturni
perché ho incubi mioclonici, spasmi e
spasimi, questo è il mio destino che
condivido con te, ed è bello svegliarmi
con la fame, tanta fame, di te e di
crostatine, muffin e biscotti e noci, che
ti porto su un vassoio di legno a letto,
e tu metti il miele nel caffè e io metto
la mia bocca fra le tue cosce, e sento
il sapore della mia vita, e mi piace.
Una vita arruffata, da cazzone, una vita
che affronta il mondo con una certezza
in più da quando ti conosco: non so
lavarmi i denti, ma so sorridere.
mercoledì 16 ottobre 2019
martedì 15 ottobre 2019
SILVANO
Nel 1967, due anni prima della mia tragicomica apparizione al mondo,
Silvano girava Il giardino delle delizie, uno dei suoi film più puri e belli.
Un film sofferto, mutilato dai produttori, e da allora Silvano si è prodotto
i film da solo. Tra gli interpreti Lea Massari, e Maurice Ronet, il protagonista
di Ascensore per il patibolo, e non c'è bisogno di dire altro. Mi raccontava
Silvano che Ronet aveva il tic di sbattere le palpebre troppo spesso e
allora mentre giravano lui diceva: "Fai attenzione all'uomo nero, Maurice".
"Silvano, ma come hai convinto Ronet a recitare in un tuo film?", gli
chiesi e lui: "Semplice, sono andato a casa sua, ho bussato alla porta,
lui mi ha aperto in vestaglia e io gli ho detto che sarebbe stato il protagonista
del mio primo lungometraggio". "E lui che cosa ti ha risposto'".
Mi ha risposto: "Beh, grazie per avermelo fatto sapere!". Così. Questa
è la storia del cinema, e qui, su questo blog, da ridere a crepapelle, ci
sono le pulci con la tosse, che dileggiano Silvano e non ne capiscono
la poesia, roba da matti. Per fortuna c'è ancora Ricky Farina al mondo.
Silvano girava Il giardino delle delizie, uno dei suoi film più puri e belli.
Un film sofferto, mutilato dai produttori, e da allora Silvano si è prodotto
i film da solo. Tra gli interpreti Lea Massari, e Maurice Ronet, il protagonista
di Ascensore per il patibolo, e non c'è bisogno di dire altro. Mi raccontava
Silvano che Ronet aveva il tic di sbattere le palpebre troppo spesso e
allora mentre giravano lui diceva: "Fai attenzione all'uomo nero, Maurice".
"Silvano, ma come hai convinto Ronet a recitare in un tuo film?", gli
chiesi e lui: "Semplice, sono andato a casa sua, ho bussato alla porta,
lui mi ha aperto in vestaglia e io gli ho detto che sarebbe stato il protagonista
del mio primo lungometraggio". "E lui che cosa ti ha risposto'".
Mi ha risposto: "Beh, grazie per avermelo fatto sapere!". Così. Questa
è la storia del cinema, e qui, su questo blog, da ridere a crepapelle, ci
sono le pulci con la tosse, che dileggiano Silvano e non ne capiscono
la poesia, roba da matti. Per fortuna c'è ancora Ricky Farina al mondo.
UN TEMPO
Un tempo si scrivevano delle lettere, per scrivere delle lettere c'era
un rituale, anche riflessivo. Si sceglieva la carta, la si piegava, poi si
leccava per chiuderla e per un francobollo, una spedizione, e l'attesa.
L'attesa era un nido. Per l'immaginazione. Per i pensieri in volo.
La contemporaneità ha ucciso l'attesa, è tutto istantaneo, come i
budini senz'anima. Attendere è frustrazione, non più sogno.
L'attesa è un corpo estraneo da eliminare, è diventata un guscio
vuoto, un isterico diaframma tra due vertigini piatte. Per questo
i veri poeti adesso li puoi trovare solo nelle sale d'attesa, li riconosci
perché sono gli unici che non si contorcono, che non si lasciano
distrarre da nulla, hanno lo sguardo estatico, fisso sul vuoto e non
chiedono altro che contemplare il volto dell'Essere ancora un poco,
prima che venga il proprio turno. I poeti sanno che è solo illusione.
Il proprio turno è già arrivato, dalla nascita. Ed è sempre attivo.
Così c'è chi scrive su un blog, chi comunica, e chi risponde, e tutto
è un girotondo di attese mancate, perché chi vive senza il sogno
dell'attesa, scrive solo volgarità, non scrive nemmeno: spurga.
un rituale, anche riflessivo. Si sceglieva la carta, la si piegava, poi si
leccava per chiuderla e per un francobollo, una spedizione, e l'attesa.
L'attesa era un nido. Per l'immaginazione. Per i pensieri in volo.
La contemporaneità ha ucciso l'attesa, è tutto istantaneo, come i
budini senz'anima. Attendere è frustrazione, non più sogno.
L'attesa è un corpo estraneo da eliminare, è diventata un guscio
vuoto, un isterico diaframma tra due vertigini piatte. Per questo
i veri poeti adesso li puoi trovare solo nelle sale d'attesa, li riconosci
perché sono gli unici che non si contorcono, che non si lasciano
distrarre da nulla, hanno lo sguardo estatico, fisso sul vuoto e non
chiedono altro che contemplare il volto dell'Essere ancora un poco,
prima che venga il proprio turno. I poeti sanno che è solo illusione.
Il proprio turno è già arrivato, dalla nascita. Ed è sempre attivo.
Così c'è chi scrive su un blog, chi comunica, e chi risponde, e tutto
è un girotondo di attese mancate, perché chi vive senza il sogno
dell'attesa, scrive solo volgarità, non scrive nemmeno: spurga.
lunedì 14 ottobre 2019
CANNE DI CADUTA
Sfioro un portinaio della zona che sta
parlando al telefonino con uno:"Ascoltami
un secondo, tu sai che cosa sono le
canne di caduta? Quelle che si usano per
la spazzatura...". Mi basta questo per
riandare con la testa a quando buttavo
giù la spazzatura dalle canne di caduta,
vivevo in un altro palazzo, ed era bello
sentire il rumore a vertigine della spazzatura
che precipitava lungo le canne, verso
tenebre di accoglienza momentanea, e
tutto nella mia vita era più precipitoso
e precipitante, e anche il sangue era più
vivo dentro di me e cadeva a sorgente,
dentro di me, fresco e vivo, come un
rospo che scoppia di salute nello stagno.
venerdì 11 ottobre 2019
RODNEY DANGERFIELD
RODNEY DANGERFIELD
Io sono un bisessuale: lo faccio forse due volte all'anno.
Il mio psicologo ha detto a me e a mia moglie di fare sesso tutte le notti. Così adesso praticamente non ci incontriamo mai.
Quando ero piccolo i miei genitori traslocavano spesso, ma io li trovavo sempre.
Io bevo troppo. L'ultima volta che ho fornito un campione d'urina c'era un'oliva dentro.
Dormiamo in camere separate, ognuno cena per i fatti suoi, facciamo vacanze ognuno per conto suo: insomma facciamo di tutto per fare funzionare il matrimonio.
Io e mia moglie siamo stati felici per vent'anni.
Poi ci siamo conosciuti.
Poi ci siamo conosciuti.
La posizione preferita di mia moglie: schiena contro schiena.
Ho dei figli di bell'aspetto. Grazie a Dio, mia moglie mi tradisce.
Da piccolo avevo un sacco di brufoli. Un giorno, in biblioteca, mi sono addormentato. Al mio risveglio un cieco mi stava leggendo la faccia.
Una ragazza mi ha telefonato l'altro giorno e mi ha detto: Vieni da me che non c'è nessuno. Sono andato da lei. Non c'era nessuno.
Ho chiesto a mia moglie:"In una scala da 1 a 10 che voto mi daresti come amante?". Lei mi ha risposto "Lo sai che non sono brava con le frazioni".
Mio fratello gemello è un deficiente, continua a dimenticarsi il mio compleanno.
giovedì 10 ottobre 2019
MAURO
Mauro, e di cognome? Forza Freddy, esci allo scoperto.
Mauro Pernacchione?
Ecco il vero Mauro della mia vita.
E più romano de lui...non è possibile.
Mauro Pernacchione?
Ecco il vero Mauro della mia vita.
E più romano de lui...non è possibile.
martedì 8 ottobre 2019
CERTE VITE: ROMAIN GARY.
Certe vite lasciano con l'amaro della polvere da sparo in bocca,
come la vita di Romain Gary, scrittore ebreo lituano, nato a Vilnius
nel 1914, si trasferisce in Francia all'età di 13 anni. Nel corso
della sua vita partecipa alla Resistenza francese e viene decorato
con la Legion d'onore, dopo la guerra intraprende la carriera
diplomatica, vive per un certo periodo in California, scrive libri,
con uno vince il Goncourt, più importante premio letterario in Francia,
il libro si intitola Le radici del cielo, e forse per scherzo o per noia
scrive un altro libro sotto pseudonimo (Emile Ajar) e vince per
la seconda volta il premio Goncourt, il libro si intitola La vita
davanti a sé. Unico scrittore al mondo ad avere vinto due volte
questo premio, e per un semplice motivo: lo statuto del premio non
permette a uno scrittore di vincerlo due volte. Ma con uno
pseudonimo tutto è possibile e la beffa è fatta! Nel frattempo
Romain si sposa con una scrittrice e dopo con l'attrice feticcio
della Nouvelle Vague: Jean Seberg, interprete indimenticabile di
Fino all'ultimo respiro di Godard. Con la Seberg nasce un figlio
di nome Alexandre Diego. La Seberg si uccide perché non riesce più
a convivere con i propri nervi e le proprie crisi depressive, e
Romain, pochi anni dopo avere pubblicato il già citato La vita davanti a
sé, esce in strada a Parigi, compra una vestaglia rossa, torna a
casa e si spara in bocca, siamo nel 1980. La vestaglia rossa è
un atto di gentilezza per mimetizzare il sangue, un pensiero
elegante, anche prima di spararsi in bocca, per chi scoprirà il
suo cadavere. Il figlio Alexandre Diego, mamma e papà suicidati, è
diventato uno scrittore, non ho mai letto nulla di suo, sto invece
leggendo La vita davanti a sé del padre, ed è un bellissimo libro.
come la vita di Romain Gary, scrittore ebreo lituano, nato a Vilnius
nel 1914, si trasferisce in Francia all'età di 13 anni. Nel corso
della sua vita partecipa alla Resistenza francese e viene decorato
con la Legion d'onore, dopo la guerra intraprende la carriera
diplomatica, vive per un certo periodo in California, scrive libri,
con uno vince il Goncourt, più importante premio letterario in Francia,
il libro si intitola Le radici del cielo, e forse per scherzo o per noia
scrive un altro libro sotto pseudonimo (Emile Ajar) e vince per
la seconda volta il premio Goncourt, il libro si intitola La vita
davanti a sé. Unico scrittore al mondo ad avere vinto due volte
questo premio, e per un semplice motivo: lo statuto del premio non
permette a uno scrittore di vincerlo due volte. Ma con uno
pseudonimo tutto è possibile e la beffa è fatta! Nel frattempo
Romain si sposa con una scrittrice e dopo con l'attrice feticcio
della Nouvelle Vague: Jean Seberg, interprete indimenticabile di
Fino all'ultimo respiro di Godard. Con la Seberg nasce un figlio
di nome Alexandre Diego. La Seberg si uccide perché non riesce più
a convivere con i propri nervi e le proprie crisi depressive, e
Romain, pochi anni dopo avere pubblicato il già citato La vita davanti a
sé, esce in strada a Parigi, compra una vestaglia rossa, torna a
casa e si spara in bocca, siamo nel 1980. La vestaglia rossa è
un atto di gentilezza per mimetizzare il sangue, un pensiero
elegante, anche prima di spararsi in bocca, per chi scoprirà il
suo cadavere. Il figlio Alexandre Diego, mamma e papà suicidati, è
diventato uno scrittore, non ho mai letto nulla di suo, sto invece
leggendo La vita davanti a sé del padre, ed è un bellissimo libro.
lunedì 7 ottobre 2019
sabato 5 ottobre 2019
venerdì 4 ottobre 2019
A STENTO
Sarà l'età? Sto diventando misantropo. Oggi mi è passata
accanto una donna gravida e mi sono trattenuto a stento
dal dirle: "Si vergogni!".
accanto una donna gravida e mi sono trattenuto a stento
dal dirle: "Si vergogni!".
giovedì 3 ottobre 2019
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