A Roma con Nicola Gelo siamo andati a trovare Bruno Fiorentino nel suo
negozio di vestiti vintage in via Manara a Trastevere, gli abbiamo chiesto
di ricordare mio zio Roberto Farina, si sono amati per dieci anni e nella voce
e nello sguardo di Bruno ho sentito una nostalgia lacerante e nello stesso
tempo delicata per quegli anni vissuti insieme a Roberto. Erano gli anni
Settanta, i primi anni Settanta, e Roberto e Bruno aprivano un negozio
di vestiti usati all'insegna del "perché no?", negli stessi anni mio zio
fondava insieme a Gianni Romoli il cineclub L'occhio, l'orecchio e la
bocca, un cineclub ricavato da una macelleria con i cuscini per terra
dove potevi vedere film, rassegne sulle case di produzione, frammenti
visivi (l'occhio), dove potevi ascoltare musica (l'orecchio) e dove si
poteva anche sgranocchiare qualcosa (la bocca). Siamo andati con la
mia piccola videocamera, purtroppo in pieno "stile chisciotte" sono andato
con le batterie della videocamera scariche e siamo riusciti a girare
molto poco, ma torneremo più "carichi", comunque è uscito un piccolo
ricordo filmato al quale sono affezionato, non ho potuto conoscere bene
come avrei voluto mio zio, e questo mi dispiace, ma ricordo una
settimana a Roma di molti anni fa in sua compagnia, ed è un ricordo
indelebile. Roberto Farina era sempre innamorato, o di una persona
o di una musica, canticchiava spesso un'aria di un'opera che aveva
in mente di scrivere, era il suo "delirio", così lo chiamava, era un
grande appassionato di Maria Callas, aveva visto all'Opéra di Parigi
fiammeggiare i suoi occhi dal loggione più lontano, curò l'evento
televisivo CALLAS DAY per la RAI, e fu il promotore di molte rassegne
cinematografiche: Massenzio e Corviale, per citarne alcune.
Amava le periferie della città, un giorno venne a Milano e mi portò
in periferia a vedere un allestimento quasi amatoriale della Traviata,
alla fine dello spettacolo ricordo il suo entusiasmo fanciullesco, si
sbellicava le mani e urlava "divina, divina" all'ignota cantante, tutte
per lui erano delle MARIA CALLAS proprio perché la Callas era
divina e una scheggia di divinità echeggiava anche in quel piccolo
teatro di periferia. Zio era comunista, ma era un divoratore di
hamburger, e quando entrava in un fast food lo sentivo sussurrare:
"Dio benedica McDonald's.". Senza contraddizioni la vita è inerte.
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