sabato 21 gennaio 2012

FRAMMENTI DI UNA NOTTE...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Frammenti di una notte insieme a un poeta o Della Nudità. Ho acceso il fuoco e insieme la mia sigaretta. Mi sono immersa in un mondo che annulla persino il silenzio della mia notte e ti ho cercato.

“E se non tornerai
che cosa vuoi che sia
tanto ovunque andrai
sarai sempre mia”.
La Nudità è in questi versi. Nella libertà di amare, nonostante tutto. Senza regole. Senza argini. Anche quando il tormento salva. Anche quando non c’è nessuno a cui dire “Puoi andare via”. Ho provato quell’amore. E ho dato la libertà. Forse è stata la mia liberazione. Tanto l’amore non va via.
Nicolino Pompa innamora. Innamora la Casa sghemba allo stesso modo di come innamorano le giornate storte. E “innamorarsi è una malattia”. Ma quanti innamoramenti hanno percorso quei gradini, sghembi anch’essi, quanti amori hanno visto quelle poltrone… Quante malattie si sono avvicendate nella stanza del manichino? Quella stanza è l’isola che non c’è. Ci sono mille volti. Qualche sorriso. Sarcastico. Un po’ inquietante. Come quella tela.
Il manichino è lo strano simulacro di uno strumento di tortura; il poeta beve il suo bicchiere davanti ad un relitto che esala l’ultimo respiro prima di lasciarsi andare al mare e il manichino intanto potrebbe raccontare di aguzzini o di danzatori e carillon.
Il mare… arriva aria di mare nella Casa sghemba. E lui sa di mare.
E’ come se tu, dio mostruoso, mi facessi sentire il vento sulla pelle quando appena mi fai vagheggiare di una grata o di un manifesto mal fissato alla parete. E’ lì che ci sei, mia divinità. E’ lì che io ti incontro. E’ lì che non puoi più opporre resistenza e ti accorgi di una strana foglia. Lì cade ogni difesa e ti fai poesia. E le permetti di incarnarsi. Ti fai corpo di poesia e la riconosci, perché basta che ti specchi in chi può rifletterti. E il paladino sghembo ti riflette, sorseggiando il suo vino, aspettando, morendo d’amore e di bellezza.
Questi due film su Nicolino Pompa sono stati la dimostrazione del mio smarrimento in una divinità che non mi lascia mai libera perché è la mia fonte unica di libertà. E risponde a un nome solo. Il tuo.
Il disordine della Casa sghemba è apparente: trattasi di accozzaglia di verità. Lui rifiuta le etichette e non è né ribelle né poeta: è l’uno e l’altro perché è sé stesso e possiede la libertà. “Sei libero quando riesci a fare a meno di una certa cosa”: la libertà. Che folle disegno. Che insopportabile mancanza di catene. Che ingestibile non necessità di regole! Che fuoco santo. Che vino mesciuto a miele!
[...]

Anonimo ha detto...

[...]
Si parte. Ancora una volta Nicolino Pompa è grande osservatore: nulla della vita sfugge ai poeti. Due vecchi clochard passeggiano… e la sua filantropia è figlia di semplicità. Perché “er monnezza (con massimo rispetto e affetto)” da paladino si fa principe: “Il freddo è nemico del povero”. Lui i poveri li ama tutti poiché a loro, ai disperati “tutti dobbiamo qualcosa”.
Segue la singolar tenzone tra forbita volgar lingua e triviale ilarità. Poi la sfida: “Mo adesso te conquisto” e parte.
“T’auguro cresca in te tanta allegria
quanta ne cresce in me al pensarti:
sarà questo il tuo modo d’esser mia
e questo il modo mio d’amarti”

Perché “l’amore è il provare l’amore ed essere sazio di questo, perché se non sei sazio sei rovinato”: quest’idea di sazietà mi tormenta e mi logora. So toccare la totalità e poi vivo la fuga di chi amo. Sempre. E spiega l’amore Nicolino Pompa: “L’amore è una condizione splendida, innamorarsi è la degenerazione dell’amore. Punto”. La conclusione è l’apoteosi: “Io sono sceso fino in fondo al pozzo dell’amore, io l’amore lo so tutto. Ma anche quella volta l’amore bussò forte. E io dissi: Apro o non apro? APERSI”.
In quell’APERSI è il mistero infinito dell’amore.
E’ quel “pallino verde che per me e per te è rosso”: ricordi, mostro?
Aspotroff stavolta è passato per Trastevere: è un po’ casa sua quel quartiere. L’ho sempre sognato, quelle poche volte che dormii, tra Trastevere e Montmartre, tra la bottega di un libraio e quella di un sarto. Con il suo mantello e la sua mezza tuba. Con la sua sciarpa creaturale nascosta sotto l’eleganza notturna del suo fiore bianco all’occhiello. A volte si fa leggere la mano per dar tre soldi ad una zingara bugiarda, altre volte poi mette scompiglio tra le orchidee dell’uomo dei fiori.
Sei di una magia sconvolgente: la tua magia è nella tua presenza, nella tua voce tanto suadente quando ridi, nei tuoi occhi che mi fanno vedere… la tua magia è quello che mi fai vedere. Perché è tutto vero. E fai che il vero mi sorprenda. E mi faccia viva.
Questo è amore. Sono sazia. E ti devo solo dire grazie. Grazie di cuore.