mercoledì 20 agosto 2014

POESIA QUASI POESIA


Cedono le travi della coscienza.
Mi vengono i brividi al pensiero
di un rospo psicopompo.
Non vedo oltre. Basta.
Orizzonte reciso. Sangue rappreso.
Ferita dentro ferita.
Lo schema elettrofluente dei fulmini
penetra le fessure dell'io.
Anche un temporale è quiete se
i mostri dormono nella ragione.
Anche un fulmine è miele se la carne
ipnotizza le macellerie.
Ma non sei mai vivo se non
vivi tutta la morte che ti porti
dentro.

1 commento:

attimiespazi ha detto...

è proprio strano l'animo umano: per sentirsi davvero vivo deve scandagliare i propri abissi. c'è chi ne ha paura e diventa uno zombie consenziente di esserlo e chi, invece, si immerge candidamente nel proprio inferno personale e diventa un'extraterrestre vivo e pulsante..