Tenterò una piccola riflessione sul mio cinema. Quando parlo di
"cinema" intendo "movimento", il mio è un cinema etimologico
e aforistico, vive della sua brevità. Sono un eiaculatore precoce
d'immagini. Non ho la competenza e la voglia di scrivere una
sceneggiatura, non sono Flaiano, sono solo Ricky Farina.
La mia competenza è la vita, vivere mi compete. Non posso
esimermi dal portare questo nobile fardello. E se è vero che
"la vita è l'arte dell'incontro" il mio cinema è una conseguenza
della vita. Cerco di dare una forma a questo flusso di casualità
e coscienza. Ogni mattina si apre un piccolo sipario, e i miei
occhi hanno fame, sete, desiderio. I miei occhi calcano la scena.
Ogni strappo, ogni cucitura che cede nella fitta trama
dell'essere attrae la mia curiosità, e cerco di donarla al prossimo.
Non a te. Al prossimo! (come direbbe Morandotti, un grande
scrittore di aforismi). Questo è il mio cinema. E forse è anche
il tuo cinema, siamo tutti fratelli siamesi in fondo.
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