Le lusinghe dell'inettitudine, giocare
in sottrazione, in un mondo fatto di
congegni sempre più complessi è bene
giocare la carta dell'ebetudine, farsi
un nido di sciocchezza nella profonda
e articolata monotonia dei giorni.
Essere lo spaventapasseri di ogni
pensiero alato, abbandonarsi alla quiete
di una demenza solare, gettare nel vuoto
gli aculei della disperazione, farsi il segno
della croce anche se non si crede in Dio,
così per non crearsi eventuali noie eterne.
Guardare chi sa fare qualcosa con la
millimetrica ammirazione che si deve
a una formica, ma niente di più. Giacere
in se stessi come cose ferme. Sfidare
lo stupore dei morti, cucirsi un grido
nel collo, e respirare senza progetti.
Vivere a metà per morire senza enfasi.
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