giovedì 29 settembre 2011
AFORISMA DEL GIORNO
Nella fessura dell'alba cerca lo spasmo mortale delle tenebre,
e godi Uomo, per un attimo, della tua effimera vittoria.
Ricky Farina
mercoledì 28 settembre 2011
DOMANI, FORSE
Domani avrò mille anni, e sarò lontano da te.
Non sarai più neanche un ricordo ma una vaga
forma nella costellazione dell'oblio.
Anche il dolore cede il passo, un metronomo
d'angoscia sotto cumuli di sabbia fresca.
E la felicità è solo una vertigine di polvere.
Domani avrò mille anni, e il mio volto sarà
il volto del tempo, un cristallo purissimo, nulla
potrà ferirlo, domani, forse, nel silenzio rovesciato
di un grido, ritroverò il tuo canto.
Non sarai più neanche un ricordo ma una vaga
forma nella costellazione dell'oblio.
Anche il dolore cede il passo, un metronomo
d'angoscia sotto cumuli di sabbia fresca.
E la felicità è solo una vertigine di polvere.
Domani avrò mille anni, e il mio volto sarà
il volto del tempo, un cristallo purissimo, nulla
potrà ferirlo, domani, forse, nel silenzio rovesciato
di un grido, ritroverò il tuo canto.
AFORISMA DEL GIORNO
Ti ripeto, l'unico mistero della vita è la sua totale e radicale
assenza di mistero, quello che ignori è solo ignoranza, non
puoi nobilitare l'ignoranza con la parola mistero, Dio è l'assenza
di Dio, e con questo vuoto imprescindibile devi fare i conti,
ma non spaventarti, che sia fonte di gioia il tuo smarrimento
nel labirinto sventrato che chiami vita, non avere timori inutili,
trema solo per amore. Amen.
Ricky Farina
martedì 27 settembre 2011
AFORISMA DEL GIORNO
La morte è meravigliosa, impazzirei senza la mortalità,
una eventuale vita eterna mi vedrebbe con una camicia
di forza, urlerei tutto il tempo, senza tempo, senza fine.
Ricky Farina
martedì 20 settembre 2011
lunedì 19 settembre 2011
IL MANCINO MALDESTRO
Era un mancino maldestro.
E si sentiva in pace con il mondo.
Una pace disastrosa.
Ma fatta di quiete e imperfette
strategie di posizionamento
nel Creato.
E si sentiva in pace con il mondo.
Una pace disastrosa.
Ma fatta di quiete e imperfette
strategie di posizionamento
nel Creato.
AFORISMA DEL GIORNO
Se ti senti solo vai allo specchio e sorridi, sorridi per
trentanove minuti, sarai stanco del tuo volto congelato
in un sorriso, ne sono certo. Uscirai di casa e sulla
prima spalla di un passante verserai calde lacrime.
Ricky Farina
domenica 18 settembre 2011
ODE AL VECCHIO BAVOSO
O bavoso, o vecchio bavoso, amo ogni
cosa di te, tu non parli di malattie, di lastre,
di acciacchi, di artrite, di medici, di pensione,
di bocce, non te ne fotte nulla della bocciofila,
non giochi a briscola con gli altri vecchiettini,
non parli di politica, non bevi il bianchino,
non vai a ballare nelle tristi balere dei vecchi,
e soprattutto non scassi le palle con i tuoi nipotini,
no, adorato pervertito, tu vai nei parchi a spiare
le cosce e i seni delle fanciulle, senti ancora
il sangue nelle vene, e l'eco del desiderio, sei
vivo, non ti arrendi al tempo e alla morte.
Da vecchio voglio essere come te, con la mia
confezione di Viagra sotto il letto, con la
dentiera sempre lucida per donare un sorriso
alle puttane, portatore sano di erezioni chimiche,
voglio rapire la bellezza, voglio stringere con
le mie mani nodose la giovinezza, e spargere
seme autunnale per il mondo, senza pace, senza
quella fottuta pace dei sensi, senza morte.
cosa di te, tu non parli di malattie, di lastre,
di acciacchi, di artrite, di medici, di pensione,
di bocce, non te ne fotte nulla della bocciofila,
non giochi a briscola con gli altri vecchiettini,
non parli di politica, non bevi il bianchino,
non vai a ballare nelle tristi balere dei vecchi,
e soprattutto non scassi le palle con i tuoi nipotini,
no, adorato pervertito, tu vai nei parchi a spiare
le cosce e i seni delle fanciulle, senti ancora
il sangue nelle vene, e l'eco del desiderio, sei
vivo, non ti arrendi al tempo e alla morte.
Da vecchio voglio essere come te, con la mia
confezione di Viagra sotto il letto, con la
dentiera sempre lucida per donare un sorriso
alle puttane, portatore sano di erezioni chimiche,
voglio rapire la bellezza, voglio stringere con
le mie mani nodose la giovinezza, e spargere
seme autunnale per il mondo, senza pace, senza
quella fottuta pace dei sensi, senza morte.
AFORISMA DEL GIORNO
Non ho mai avuto fantasia con le donne, sono molto
basico, le donne hanno il potere di rendermi un uomo
comune, banale, forse per questo in fondo le detesto.
Le detesto appassionatamente. Le odio con amore.
Mi viene solo voglia di vestirle da infermiere, di tirare
fuori il coso e dire: succhia. Immaginario ridicolo.
Ricky Farina
sabato 17 settembre 2011
AFORISMA DEL GIORNO
Sono un tipo affabile, e biodegradabile. Ho un ottimo
rapporto con l'assenza di Dio. Amo le donne che mi
graffiano la schiena, poi mi faccio leccare le ferite.
Metto tre manciate di sale nell'acqua per la pasta e se
vedo un uomo che zoppica lo invito a danzare con me.
Ricky Farina
venerdì 16 settembre 2011
LA POESIA INTELLIGENTE
Ciao, sono una poesia intelligente, non vi parlerò
del mare, di tramonti e gabbiani, non vi farò sentire
i battiti del mio cuore, sono monotoni, e non significano
proprio nulla, io sono una poesia intelligente,
potete pensare che sia una poesia presuntuosa, del resto
potete pensare quello che volete, l'intelligenza lascia
libertà di pensiero, sapete che vi dico? Dopo avermi letto
avrete qualche neurone in più, non dico che voi non siate
lettori intelligenti, però una poesia intelligente
deve fare il suo mestiere, e il mio mestiere è quello di
rendervi ancora più intelligenti, non ci credete? Leggetemi
e vedrete...
Al bar.
Ciao Franco, dammi il solito.
Ma che sia, questa volta,
insolito.
Aggiungi un cubetto di ghiaccio
in più.
Che l'insolito si sciolga subito
e ritorni il solito.
Mi hai capito?
Un solito
insolito.
Avete visto?
Non vi sentite più intelligenti?
No?
Forse il vostro solito è diverso
dal mio.
del mare, di tramonti e gabbiani, non vi farò sentire
i battiti del mio cuore, sono monotoni, e non significano
proprio nulla, io sono una poesia intelligente,
potete pensare che sia una poesia presuntuosa, del resto
potete pensare quello che volete, l'intelligenza lascia
libertà di pensiero, sapete che vi dico? Dopo avermi letto
avrete qualche neurone in più, non dico che voi non siate
lettori intelligenti, però una poesia intelligente
deve fare il suo mestiere, e il mio mestiere è quello di
rendervi ancora più intelligenti, non ci credete? Leggetemi
e vedrete...
Al bar.
Ciao Franco, dammi il solito.
Ma che sia, questa volta,
insolito.
Aggiungi un cubetto di ghiaccio
in più.
Che l'insolito si sciolga subito
e ritorni il solito.
Mi hai capito?
Un solito
insolito.
Avete visto?
Non vi sentite più intelligenti?
No?
Forse il vostro solito è diverso
dal mio.
ARGOMENTO CONTRO IL SUICIDIO
La vita è un dono, un dono nudo, quindi non devi
scartarlo.
Ricky Farina
giovedì 15 settembre 2011
mercoledì 14 settembre 2011
VANITÀ DEL RISVEGLIO
Accerchiare l'universo per ritrovarti sulle molle
di un letto sfasciato, vanità del risveglio.
Trascinare la notte sulle rive del mattino per
annegare tutte le ombre che non sono amore.
Ripeti nella tua mente i comandamenti della
realtà, speri in una perdita di senso profonda.
Vita e morte, un gioco a incastri, e tu non sai
fare un passo senza sentire sinfonie di precipizi.
Non sai riconoscere la morfologia delle distanze,
il respiro è breve, e il turbine del sogno ti uccide.
Ora puoi risorgere alla noia consueta del giorno,
vestirti, fare finta che non sia già buio il sentiero.
di un letto sfasciato, vanità del risveglio.
Trascinare la notte sulle rive del mattino per
annegare tutte le ombre che non sono amore.
Ripeti nella tua mente i comandamenti della
realtà, speri in una perdita di senso profonda.
Vita e morte, un gioco a incastri, e tu non sai
fare un passo senza sentire sinfonie di precipizi.
Non sai riconoscere la morfologia delle distanze,
il respiro è breve, e il turbine del sogno ti uccide.
Ora puoi risorgere alla noia consueta del giorno,
vestirti, fare finta che non sia già buio il sentiero.
martedì 13 settembre 2011
CRISI CARDIACA CON CARCIOFI
Stava mangiando il suo piatto preferito:carciofi.
Era un uomo erbaceo. Gli infissi della sua casa
erano da cambiare, ci stava pensando proprio
quando all'improvviso una crisi cardiaca lo colse
sul più bello:l'ultimo carciofo, il carciofo finale.
Da molti anni si era dedicato alla masturbazione
contemplativa, il suo cuore era un morso di sabbia,
e quella crisi cardiaca venne a ricordargli che avere
un cuore non è un optional ma una responsabilità.
Il volto di Luisa e i carciofi, gli ultimi suoi ricordi.
Quando venne sepolto i carciofi piansero.
Era un uomo erbaceo. Gli infissi della sua casa
erano da cambiare, ci stava pensando proprio
quando all'improvviso una crisi cardiaca lo colse
sul più bello:l'ultimo carciofo, il carciofo finale.
Da molti anni si era dedicato alla masturbazione
contemplativa, il suo cuore era un morso di sabbia,
e quella crisi cardiaca venne a ricordargli che avere
un cuore non è un optional ma una responsabilità.
Il volto di Luisa e i carciofi, gli ultimi suoi ricordi.
Quando venne sepolto i carciofi piansero.
AFORISMA DEL GIORNO
L'apparizione di un volto mi sconvolge, è il paesaggio
più sorprendente dell'universo, il volto umano è fatto
di detriti del passato, di schegge verso il futuro, ed è
animato da una segreta pulsione che è l'attimo vivente.
Una maschera fluida di lacrime, morsi e sorrisi.
Ricky Farina
lunedì 12 settembre 2011
ELENA E MEDEA
Elena è alta, quando porta i tacchi diventa altissima.
Medea non è alta, anche quando porta i tacchi non è alta.
Negli occhi di Elena la follia si è fatta un nido di sonno.
Negli occhi di Medea la follia ha i tormenti di una veglia in fiamme.
Quando vanno in taxi assieme si tengono la mano.
Elena è aristocratica, languida, vive sul velluto, un velluto che
nasconde punteruoli di ghiaccio. E sorride per non morire.
Medea è un'aliena precipitata nel sale degli abissi, conosce la
grammatica dell'annegamento, e lecca le ferite del mare.
Sono una strana coppia di femmine, enigmi ardenti e fertili.
Elena ha paura delle persone indiscrete, Medea pensa che sia
l'intimità a essere indiscreta. Elena nasconde, è madre di segreti
spaesamenti, Medea straripa, come il suo seno, e la sua anima.
Anche Medea è madre, madre mutilata da gravidanze immobili.
Quando si dicono addio lo fanno sottovoce, per non svegliare
gli spiriti dell'Eccidio.
AFORISMA DEL GIORNO
Lui collezionava vertigini, lei cremava i propri sogni,
un colpo di fulmine in un vicolo cieco e fu amore.
Ricky Farina
domenica 11 settembre 2011
AFORISMA DEL GIORNO
Il mio cazzo vuole pensieri, ho un cazzo intellettuale,
ogni erezione ha sempre in sè qualcosa di metafisico,
una forza di gravità celeste, forse il sogno di farsi una
nuvola, di bucare il vapore bianco dell'eternità.
Ricky Farina
sabato 10 settembre 2011
AFORISMA DEL GIORNO
Era una donna folle, faceva l'amore in modo folle,
gli uomini con lei uscivano sempre dal seminato.
Ricky Farina
POSSO E NON POSSO
Posso affogare in un bicchiere d'acqua anche
quando non ho sete, posso mentire solo a Dio,
sicuro di non offendere la sua verità. Posso
regalare una pianta carnivora a un vegetariano.
Posso imparare a memoria le mie amnesie.
Posso fare male alle mosche, ma non alle mosche
bianche. Posso essere una pecorella smarrita
nel labirinto di un macellaio, ma non posso,
non posso fare finta di essere vivo, non posso.
quando non ho sete, posso mentire solo a Dio,
sicuro di non offendere la sua verità. Posso
regalare una pianta carnivora a un vegetariano.
Posso imparare a memoria le mie amnesie.
Posso fare male alle mosche, ma non alle mosche
bianche. Posso essere una pecorella smarrita
nel labirinto di un macellaio, ma non posso,
non posso fare finta di essere vivo, non posso.
venerdì 9 settembre 2011
IL SOGNO RICORRENTE
Ho un sogno ricorrente. Sogno di correre.
Poi sogno di fermarmi a prendere respiro.
E nuovamente torno a correre. Trattasi
appunto di sogno ricorrente. Che idiozia.
Oggi il tumore della noia mi aspettava
in fondo al lavandino, ci ho versato sopra
un dentifricio alla menta. Ho spalancato
le finestre, per le strade nessuno zoppicava.
Umanità orba, passanti religiosamente
attenti al proprio nulla, un appuntamento
mancato l'unica forma di libertà permessa,
manca l'insolito, rigide piattaforme di passi.
Tendo l'arco, prendo la mira.
Poi sogno di fermarmi a prendere respiro.
E nuovamente torno a correre. Trattasi
appunto di sogno ricorrente. Che idiozia.
Oggi il tumore della noia mi aspettava
in fondo al lavandino, ci ho versato sopra
un dentifricio alla menta. Ho spalancato
le finestre, per le strade nessuno zoppicava.
Umanità orba, passanti religiosamente
attenti al proprio nulla, un appuntamento
mancato l'unica forma di libertà permessa,
manca l'insolito, rigide piattaforme di passi.
Tendo l'arco, prendo la mira.
giovedì 8 settembre 2011
LE LUSINGHE DELL'INETTITUDINE
Le lusinghe dell'inettitudine, giocare
in sottrazione, in un mondo fatto di
congegni sempre più complessi è bene
giocare la carta dell'ebetudine, farsi
un nido di sciocchezza nella profonda
e articolata monotonia dei giorni.
Essere lo spaventapasseri di ogni
pensiero alato, abbandonarsi alla quiete
di una demenza solare, gettare nel vuoto
gli aculei della disperazione, farsi il segno
della croce anche se non si crede in Dio,
così per non crearsi eventuali noie eterne.
Guardare chi sa fare qualcosa con la
millimetrica ammirazione che si deve
a una formica, ma niente di più. Giacere
in se stessi come cose ferme. Sfidare
lo stupore dei morti, cucirsi un grido
nel collo, e respirare senza progetti.
Vivere a metà per morire senza enfasi.
in sottrazione, in un mondo fatto di
congegni sempre più complessi è bene
giocare la carta dell'ebetudine, farsi
un nido di sciocchezza nella profonda
e articolata monotonia dei giorni.
Essere lo spaventapasseri di ogni
pensiero alato, abbandonarsi alla quiete
di una demenza solare, gettare nel vuoto
gli aculei della disperazione, farsi il segno
della croce anche se non si crede in Dio,
così per non crearsi eventuali noie eterne.
Guardare chi sa fare qualcosa con la
millimetrica ammirazione che si deve
a una formica, ma niente di più. Giacere
in se stessi come cose ferme. Sfidare
lo stupore dei morti, cucirsi un grido
nel collo, e respirare senza progetti.
Vivere a metà per morire senza enfasi.
martedì 6 settembre 2011
LO PSICANALISTA E RICKY
Lo psicanalista. Non si sdraia sul divano?
Ricky. No, grazie, ho l'inconscio verticale.
Lo psicanalista. Come mai è venuto da me?
Ricky. Sogno ogni notte di fare l'amore con mia mamma.
Lo psicanalista. E che male c'è?
Ricky. Nessuno, ma non riesco a farla venire.
Lo psicanalista. Non si può fare venire una donna dalla quale siamo venuti.
Ricky. Non ci avevo mai pensato.
Lo psicanalista. Ci pensi.
Ricky. Lei è anche uno psicanalista en plein air?
Lo psicanalista. In che senso?
Ricky. Intendo dire: interpreta anche i sogni a occhi aperti?
Lo psicanalista. Vada via!
Ricky. No, grazie, ho l'inconscio verticale.
Lo psicanalista. Come mai è venuto da me?
Ricky. Sogno ogni notte di fare l'amore con mia mamma.
Lo psicanalista. E che male c'è?
Ricky. Nessuno, ma non riesco a farla venire.
Lo psicanalista. Non si può fare venire una donna dalla quale siamo venuti.
Ricky. Non ci avevo mai pensato.
Lo psicanalista. Ci pensi.
Ricky. Lei è anche uno psicanalista en plein air?
Lo psicanalista. In che senso?
Ricky. Intendo dire: interpreta anche i sogni a occhi aperti?
Lo psicanalista. Vada via!
sabato 3 settembre 2011
MEDEA E IL VIOLINISTA
Medea. Scartavetrami l'utero!
Violinista. Che dici se ci facciamo prima un filetto, delle patate fritte?
Medea. No, ho l'utero impaziente.
Violinista. Senti piccola, io ho fame.
Medea. Il mio psichiatra dice che ho il misticismo uterino.
Violinista. Ma prendi la pillola vero?
Medea. No, non voglio prendere in giro la Vita!
Violinista. Ok, ma io non voglio che una scopata diventi un bebè.
Medea. Quante storie, scopami, inabissami nel coito profondo.
Violinista. Così mi inibisci piccola, sono solo un violinista.
Medea. Ti concedo il saltino all'indietro.
Violinista. Posso venire sul tuo seno?
Medea. Disseta la mia pelle riarsa con la tua essenza, fallo!
Violinista. Fallo?
Medea. Fallo e rifallo!
Violinista. Ora ti "rifallo" tutta, togliti le mutandine, zoccoletta calabrese!
Medea. Sì, adoro quando mi scarnifichi con il turpiloquio!
Violinista. Calmati però, è solo una scopata, Cristo!
Medea. Dici? Solo una scopata? Come osi?
Violinista. Oso?
Medea. Osami tutta, spolpami, sgusciami, impastami con il fango.
Violinista. Quale fango?
Medea. Il fango della creazione, divaricami, devastami!
Violinista. Non sono uno tsunami piccola, sono solo un uomo.
Medea. Avvampo, ardo, brucio, muoio, non respiro!
Violinista. Scusa, mi suona il cellulare...pronto?
Medea. Ti odio, ti amo, impazzisco.
Violinista. Ci sentiamo dopo Rosetta, ora sono impegnato.
Medea. Chi è Rosetta?
Violinista. Una.
Medea. Una che? Una cosa?
Violinista. Una che canta nel coro di Zucchero.
Medea. Arma le mie cosce, ti pregoooo.
Violinista. Ma dopo mi fai le patate fritte?
Medea. Tutto quello che vuoi, anche il filetto.
Violinista. Vabbè, girati.
Medea. Sono la tua zozza, la tua puttana, la tua santa.
Violinista. Maria Vergine, no, santa no, ti prego.
Medea. Gettami nella perdizione, fammi sentire il tuo dio nel corpo!
Violinista. Ma tu guarda che cosa mi doveva capitare...
Medea. Che dici?
Violinista. Nulla, nulla, dove eravamo rimasti?
Medea. Senti Violinì, o ti muovi o chiamo il Mostro!
Violinista. E chi è il Mostro?
Medea. Uno.
Violinista. Uno che? Uno cosa?
Medea. Uno che canta fuori dal coro.
Violinista. Ah, poveretto.
Medea. Che faticaccia essere una mistica del coito.
Violinista. A chi lo dici!
E finalmente Medea e il Violinista scoparono,
scoparono tutta la notte, dimentichi di Mostri, patate fritte
e filetti...AL PEPE VERDE!
Violinista. Che dici se ci facciamo prima un filetto, delle patate fritte?
Medea. No, ho l'utero impaziente.
Violinista. Senti piccola, io ho fame.
Medea. Il mio psichiatra dice che ho il misticismo uterino.
Violinista. Ma prendi la pillola vero?
Medea. No, non voglio prendere in giro la Vita!
Violinista. Ok, ma io non voglio che una scopata diventi un bebè.
Medea. Quante storie, scopami, inabissami nel coito profondo.
Violinista. Così mi inibisci piccola, sono solo un violinista.
Medea. Ti concedo il saltino all'indietro.
Violinista. Posso venire sul tuo seno?
Medea. Disseta la mia pelle riarsa con la tua essenza, fallo!
Violinista. Fallo?
Medea. Fallo e rifallo!
Violinista. Ora ti "rifallo" tutta, togliti le mutandine, zoccoletta calabrese!
Medea. Sì, adoro quando mi scarnifichi con il turpiloquio!
Violinista. Calmati però, è solo una scopata, Cristo!
Medea. Dici? Solo una scopata? Come osi?
Violinista. Oso?
Medea. Osami tutta, spolpami, sgusciami, impastami con il fango.
Violinista. Quale fango?
Medea. Il fango della creazione, divaricami, devastami!
Violinista. Non sono uno tsunami piccola, sono solo un uomo.
Medea. Avvampo, ardo, brucio, muoio, non respiro!
Violinista. Scusa, mi suona il cellulare...pronto?
Medea. Ti odio, ti amo, impazzisco.
Violinista. Ci sentiamo dopo Rosetta, ora sono impegnato.
Medea. Chi è Rosetta?
Violinista. Una.
Medea. Una che? Una cosa?
Violinista. Una che canta nel coro di Zucchero.
Medea. Arma le mie cosce, ti pregoooo.
Violinista. Ma dopo mi fai le patate fritte?
Medea. Tutto quello che vuoi, anche il filetto.
Violinista. Vabbè, girati.
Medea. Sono la tua zozza, la tua puttana, la tua santa.
Violinista. Maria Vergine, no, santa no, ti prego.
Medea. Gettami nella perdizione, fammi sentire il tuo dio nel corpo!
Violinista. Ma tu guarda che cosa mi doveva capitare...
Medea. Che dici?
Violinista. Nulla, nulla, dove eravamo rimasti?
Medea. Senti Violinì, o ti muovi o chiamo il Mostro!
Violinista. E chi è il Mostro?
Medea. Uno.
Violinista. Uno che? Uno cosa?
Medea. Uno che canta fuori dal coro.
Violinista. Ah, poveretto.
Medea. Che faticaccia essere una mistica del coito.
Violinista. A chi lo dici!
E finalmente Medea e il Violinista scoparono,
scoparono tutta la notte, dimentichi di Mostri, patate fritte
e filetti...AL PEPE VERDE!
giovedì 1 settembre 2011
UN DOLORE SPETTACOLARE
Un dolore spettacolare questa sera,
l'invenzione dellle lacrime sul mio volto,
origami trasparenti, figure fragili di una
memoria in cammino, illusioni ottiche.
Non è ombra il ricordo questa sera,
ma un nodo che mi stringe la gola,
ogni respiro un'avventura nelle gelide
simmetrie del cosmo, limpida fiamma.
Ed è tenue vendetta, morso di una fame
incompleta, il solco invisibile del tuo
passaggio, non ha senso, ma seguo le
orme dell'addio, e ritrovo me stesso.
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