domenica 17 gennaio 2010

L'UCCISIONE DEL VITELLO, TORNATORE


Ci sono due Tornatore, quello in "grande stile" che dirige film
come Una pura formalità o La sconosciuta, e quello in "piccolo
stile" che dirige film retorici, pletorici e magniloquenti come
Baarìa. Il primo Tornatore ci piace. Il secondo ci fa orrore.

Sono andato a vedere Baarìa. Il film mi ha annoiato quasi subito,
appena è apparso il primo movimento di macchina "arioso", quando
il bambino corre a comprare le sigarette prima che la sputazza
si asciughi. Finto, finto, terribilmente finto. Ti vuole subito
emozionare, senza nemmeno darti il tempo di entrare nella storia.
Emozioni fasulle, confezionate per il mercato americano.

Tra uno sbadiglio e l'altro si arriva alla famosa scena del vitello
sgozzato, criticata dagli animalisti. Sono uscito dalla sala.
Disgustato. Non perché io sia un animalista o un vegetariano,
farei follie per un filetto al pepe verde, no, il mio disgusto era
di natura stilistica. Ma come? In un film finto come uno spot
della Barilla, infarcito di Morriconite acuta, ci metti una scena
da mattatoio alla George Franju? Ma chi ti credi di essere?
Ma dove credi di essere? Sarebbe come filmare un'esecuzione
capitale e infilarla dentro una trasmissione tipo Lo zecchino
d'oro! Se c'è volontà di scandalo passi, ma qui c'è solo una
grande incapacità di capire chi sei, che regista sei, che film stai
facendo, e così via. Cose da non crederci. Cadute di stile.

Se voglio vedere un vitello sgozzato guardo "Il sangue delle
bestie" di George Franju, caro Tornatore, stai sbroccando,
fai un passo indietro e torna a fare piccoli film, a basso budget,
in quelle condizioni produttive sai essere un bravo regista.

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