venerdì 29 gennaio 2010

HO INCONTRATO VOLTI


Ho incontrato volti, maschere fluide, sguardi nascenti.
Mi sono studiato l'anatomia delirante dei corpi,
corpi radicati nell'ombra, metafisica precipitata,
polvere organizzata, metabolismi tentacolari, gesti
confiscati al regno della pietra, rubati alla tenacia
dell'inorganico. Ho concepito l'amore, sconfitto l'odio
sull'altare della compassione, ho sacrificato il mio
tempo per una bolla evanescente di eternità, per un
attimo di vuoto sospeso nel vortice della vita.
Ho imparato a memoria il tradimento, l'agonia, e
le illusioni. Ho ricucito lo strappo dell'intelligenza,
mi sono immerso in una profonda, sublime idiozia.

Ho dato la caccia all'improbabile e trafitto l'impossibile
con il dardo di una fantasia lucente. Mi sono fatto
un nido per dare rifugio al volo della libertà.
Ho pianto lacrime amare per combattere il diabete
di una morte troppo dolce. Ho nascosto bombe
a orologeria sulla seta delle mie carezze. Non sono
mai esplose, non ancora. Mi sono immerso due volte
nello stesso fiume congelando i miei respiri impazziti.
Ho spremuto tutti i no della mia vita fino a farne uscire
il succo di un inviolabile e tragico abbandono.
E ho tramutato il possente veleno della noia in musica.
Ho fatto tutto questo per ferire a morte il nulla.

Per lottare contro le sue gelide
trasparenze.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Zero commenti?
Bè è una questione statistico-numerica.
Solo altri geni possono apprezzare e commentare i geni!
E i geni,si sa, non sono tantissimi.
E pensare, peccato, che quasi tutti possiamo essere geni...ma sono pochi i fortunati che lo diventano spontaneamente, e altrettanti pochi che hanno buoni allenatori per diventarlo.

Mi presento.
Sono un genio.
Come Ricky Farina.
Mi concedo questa esagerazione, visto che non me ne concedo molte normalmente.
Sono incompreso.
Quindi sono un genio, perchè tutti i geni sono incompresi.
A maggior garanzia e controprova della mia genialità, non mi comprendo nemmeno io.
Questo mi assicura di essere un genio.
Ma parliamo del genio di Ricky Farina.

"Questo Pensiero prorompente, avvolgente, con profonde radici, esce dal centro infuocato della Terra e carico di tutta la sua energia si snoda e si propaga verso l'alto, con tutta la sua vitalità, come la scala a pioli del DNA, la scala della Vita. Ed esce dalla materialità della Terra e inerpicandosi spicca il volo nel cielo dell'intelletto, e ancora più in su, tagliando con la brillantezza della sua vitalità e luminosità di diamante, l'atmosfera della banalità e del nulla che pervade e nasconde la Vita ombreggiando sopra la Terra, ricongiungendosi con la spiritualità e l'Energia dell'Universo.
La Vita è la tensione tra la staticità dell'argilla e il movimento dell'Energia.
Questo volo dal basso verso l'alto, come meteora torna sulla terra per appropriarsi della materialità, altrimenti non avrebbe consistenza e forza, e volerebbe via dissolvendosi insensatamente nello spazio infinito.

Il pensiero di Farina vola verso l'alto della rara spontanea intellettualità, mentalità, poesia, arte, genialità, arguzia, spiritualità.

Il risultato (apparente) é la cultura pura, l'atto é quello di provocare cultura, la conseguenza (reale) è quella di provocare l'imitazione alla cultura, quella con la C maiuscola.
La cultura è tutto, e leggere Ricky Farina è un esercizio, un allenamento di grande cultura.
Chi produce cultura allena le menti, fa staccare dalla materialità per farci librare nel volo del ragionamento, del piacere, verso l'immaginazione, verso la spiritualità, per poi tornare sulla terra come passione o progetto, per trasformare di nuovo la materialità, per dar vita a nuove forme, sulla Terra.

Tutti guardano l'oggetto creato...ma chi guarda il soggetto, l'attore, il regista, e il processo che lo ha condotto lì?

Grande Ricky Farina, da te si può solo imparare!

Il mio sogno è stato sempre quello di diventare Critico D'Arte, e della tua arte principalmente, e di pochissimi altri contemporanei.
La vera cultura è vitalità,
elevatezza, profondità, acume...ma soprattutto, capacità di trasmetterla, di farla VIVERE e contagiare gli altri.
Il nome della malattia?
Si chiama Arte e Cultura. Era chiaro.

Anonimo ha detto...

penso di avere capito chi sei! Dopo avere letto le tue parole, non so perché, mi sento più alto.

ciao

Anonimo ha detto...

Carissimo spilungone,
E' che tu sei un watusso cieco che crede di essere un pigmeo.
Uno che guarda in modo inconsueto il mondo, nello stesso modo in cui lo hanno guardato, lo guardano e lo guarderanno, solo certi "eletti".
Forse talmente intento come un bambino curioso a capire tutto ciò che ti circonda, non ti sei mai guardato bene allo specchio.
Proprio come la poesia dell'oro bianco che permette agli altri di specchiarsi ma che interroga il saggio perché non sa se é piombo o mercurio...e non sapendo nemmeno di essere saggio egli stesso!
La poesia dell'oro bianco te la rimanderò presto...magari domani!

Buona domenica!

Tutto, tranne che Anonimo!

Anonimo ha detto...

Dedicata a Ricky Farina.

L'ORAFO, L'ORO BIANCO E LA SUA MISSIONE.

L’oro bianco si guardava e si riguardava nel suo specchio.
Quasi si consumava e si tormentava, per capire di che sostanza fosse composto.
Guardava tanto anche gli altri metalli, che essendo più colorati sembravano più preziosi di lui.
Dopo tanti sforzi, era indeciso se fosse pesante piombo, debole argento o informe e indeciso mercurio.
Un bel giorno, e un bel giorno prima o poi arriva per tutti, un esperto orafo lo fissò strappandogli lo specchio dalle mani,prendendogliele, per sentire che lavoro facesse.
In un primo istante l’Orafo quasi si spaventò, ammutolì. Il suo respiro emozionato era un tam-tam di un silenzio attonito e rivelatore.
Da anni e anni l’Orafo cercava, selezionava e valutava l’Oro, e ora che aveva tra le mani quello bianco, il più prezioso, il più luminoso, che aveva sempre sognato di lavorare, lo sentì nelle mani, era forte, non era certo mercurio! Non poteva nemmeno guardarlo direttamente, rischiava di accecarsi, data la luce e l’energia che emanava.
L’oro bianco era talmente puro, levigato e perfetto, che era uno specchio naturale per chiunque lo guardasse.
Il risultato del suo lavoro appariva semplice perché consisteva nel copiare fedelmente e rimandare la forma di qualunque realtà che si specchiava in lui, Ma ben pochi comprendevano il suo pregio, derivante dalla sua sensibilità, curiosità, brillantezza, preparazione, lungo lavoro (lui spesso sosteneva di essere disoccupato) di osservazione della realtà, soprattutto quella non visibile ai più, per carpirla, sminuzzarla, e ricomporla fedelmente, anzi restituendole energia, luce ed emozione.
Valori ormai persi di vista dai contemporanei dell’oro bianco.
Lui, che non capiva e che non sapeva chi fosse, paradossalmente, permetteva a coloro che venivano in contatto con lui di comprendere la propria essenza, con l’eco delle melodie che rimandava alle loro orecchie, facendo poche domande, a chi blaterava tanti poveri e frammentari vissuti.
Così l’Orafo credette che l’oro bianco poteva raccontare le immagini e i sentimenti di chi si specchiava in esso.
Il sogno dell’Oro Bianco era proprio quello di fare il regista, o qualcosa di simile.
L’Esperto Orafo, che tanto aveva studiato per diventarlo, era la Consapevolezza comune e condivisa di tutti gli uomini, che, ben allenata, permette di realizzare una precisa Missione (o perché la sentono gli uomini o perché gliela fanno sentire gli altri sul cammino).
Regista e Consapevolezza erano speculari, l’uno portava all’altro ed entrambi avevano in comune l’ascolto.
La Consapevolezza porta all’ascolto della propria Missione, permettendo di essere registi della propria vita, e il bravo regista con la sua allenata consapevolezza può incrementare a sua volta quella degli spettatori.

Tutto, tranne che Anonimo!

Anonimo ha detto...

Carissimo Dottor Farina,
Ecco qui il pensiero, se non gemello, almeno cugino della tua creazione "HO INCONTRATO VOLTI".
Spero ti piaccia!


VITA, MIRACOLI, MORTE?

La Vita è il passaggio del vento dell’Anima nella materia, per plasmarla e darle movimento.
La vita è una scappatella dell’Anima che guarda le imperfezioni e le avidità della materia, per ridere di loro, così piccole rispetto alla grandezza, alla lealtà e alla coerenza del Tutto.
La vita è breve per definizione, perché viene dopo, come figlia dell’Anima, che è eterna.
E' per questo che bisogna viverla per forza bene, per valorizzare la Vita quale furtarello dell'Anima all’Eternità.
L’uomo se attaccato solo alla vita e alla materialità, vive ignaro dell’Eternità.
Bè ora posso morire in pace, perché non sono mai morto.
Ero vivo prima di nascere e sarò vivo dopo la morte, tornando non nell'ignoto ma nella conosciuta e già vissuta Eternità.
Che ci turbi e ci interessi di più l’Energia e il grandioso Mistero della Nascita, del Natale, dell’entrare nella materia dell’Anima sempiterna: il miracolo dell’Ultraterreno che entra nel Terreno.
E che ci turbi meno la morte, che segna solo il ritorno alla pura Eternità
Veniamo da Dio e torniamo in Dio.
Qualunque sia il suo nome.
Questa è l'Eternità.