Prendo una lametta e sogno di recidere
giugulari celesti, poi vorrei che un burrone
si suicidasse precipitando in se stesso,
ma resto deluso, l'universo non mi
segue in questo delirio di morte, e
allora cerco di spappolare il corpo
delirante della felicità, un corpo che
mi esplode fra le mani, che sgorga in
un addio immobile, pietrificato, non
so più che cosa inventarmi per deridere
l'esistenza, non so più chi sono, forse
questa è l'ultima speranza, non sapere
più chi siamo, non averlo mai saputo.
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