C'è una mia amica che soffre, soffre per amore
e per un cazzo, un cazzo teso come una corda
di violino che lei sentiva come musica nel ventre,
nel corpo ribelle ed estraneo, magia e accordo,
un tempio di fango, sudore, cartilagine e rubini.
Aveva fatto un tiramisù per lui, ora quel tiramisù
finirà nel mare, i pavesini si sposano con l'abisso?
Non lo so, meglio congelarlo e spedirlo a un poeta.
C'è un'altra amica che soffre per un amore finito,
un amore strappato, l'addio può chiamarsi cancro,
e non fa impazzire solo le cellule, fa impazzire la
terra, la carne, il sangue, e l'orientamento nel mondo.
L'energia nera della morte fa paura, travolge, e
lascia un vuoto di pianto, incantesimo, e amore.
Ma ci sono ancora le fragole, sono nell'ombra, le
fragole oscure, e solo un morso rivelerà il sapore.
C'è una nuova amica che soffre perché ha perso
il suo papà, e lei attende ancora il suono dei suoi
passi, ogni attesa, anche l'attesa di ciò che non
tornerà più è l'avvento di una terra promessa.
Lei è una bambina altissima, ma non conosce le
nuvole, riesce a trovare il nome della sua stella
preferita, ma le nuvole non si lasciano nominare,
sono candide fughe nell'attesa, e sono suo padre.
Io sono felice. Felice che siano mie amiche.
Nessun commento:
Posta un commento