domenica 15 maggio 2011

AMANDA LIM

5 commenti:

Anonimo ha detto...

PARTE 1

Una medusa fluorescente che, con i suoi tentacoli infiniti, seduce alla perversione intellettuale di seguire Farina nei suoi voli fantastici e fantasmagorici.
Una musica pari ad un erotico lamento introduce l’Idea nel mondo di Amanda, “Colei che deve essere amata”, ma anche “Ciò che deve amarsi”, in una neutra spersonalizzazione dei sessi che diviene significato di tutto il percorso del film.
Perché è un resumè di tutta un’esistenza, di un iter di vita che diviene paradigma della vita stessa. Nell’unicità di quegli occhi che si rapportano all’universale con un sortilegio che costringe a vagheggiare di giardini di ciliegi e delicatezze sconosciute.
Il volto di Amanda è sensualissimo. Gli occhi, i suoi capelli. Mi fa pensare, forse così banalmente, ad una gheisha… un’emancipatissima gheisha, che conosce le sue arti e muove con sapienza le sue mani…pronuncia con grazia la sua genuina insicurezza, ostenta con altrettanta grazia la sua giovinezza. Quasi con superbia.
Mostra il sangue rosso, le sevizie, la tortura cruentissima del suo mondo così lontano, così sconosciuto; li racconta con la sapienza che viene dalla consuetudine: per me è scandalo e vituperio quella tortura, per lei è vicinissima, perché appartiene alla sua cultura. E Amanda la mostra, per rifiutarla. Ed ottenere il rifiuto. Ha il coraggio di scandalizzarci. Ed è disarmante. Perché è come la temerarietà dei bambini: cruda, non concede certo perdono o misericordia.
Le sue mani ossute, snelle… prive di orpelli. Come le sue verità. Come le sue opposizioni, come le sue ribellioni.
La realtà di Singapore sembra una scena del film di Gibson. Traffichi droga e ti fanno la carne a brandelli, come un cristo prima della crocifissione: intanto Obama si gloria della morte di Bin Laden e un premier fa trapianti di capelli, di pelle, campagne elettorali da milioni di euro e baccanali, per i quali eventualmente si attinge a polverine magiche che arrivano proprio da Singapore. La legalità quindi è una bella favoletta: la fanno studiare a scuola, al pari delle favole di Fedro e di Esopo, nei ritagli di tempo. Perché tanto è fuori dai programmi. Ministeriali.

“Il mondo cambia senza pietà” e senza pietà saremo ossa, la sera saremo nient’altro che ossa, nonostante la simpatia delle canzoncine di Amanda e l’Inno che lei conosce più degli italiani che ora festeggiano i 150 anni dell’Unità.

Anonimo ha detto...

PARTE 2

Con quanta bellezza chiede conferma al suo regista, che in quel momento pare essere l’unico uomo della sua vita! E non è oltraggio quello sguardo, non è invadente mai. Il Farina smette di essere un adorabile voyeur e mostra la sua dolcezza, ogni inquadratura è una carezza alla sua Musa. E’ uno scambio di dolcissimo erotismo appena accennato… che quasi fa sognare.
“Anche se credo in Dio”, Amanda dissente. E vuol fumare. Di nascosto. E anche se mamma e papà dovessero scoprire il suo segreto, be’, lei è scaltra. E dirà che tanto è una finzione: Amanda ignora che Riccardo non sa mantenere i segreti! Lui è nato per scoprire i segreti e poi dirli, perché “se non lo dico che segreto è?”.
Imita Coco, “ma lei è più elegante!”, anche se non aveva i suoi capelli neri.
Poi legge, con una velatissima impercettibile naturale impudicizia, il segreto (e ritorna il segreto!) “implacabile e perverso” dell’Origine du monde che abita tra le cosce di una donna, al quale il Poeta, come l’uomo pasoliniano che balla esibendo il suo enorme fiore di carta, fa appello.
E il suo fiore di carta lo regala alla sua Eumenide danzante.
E’ un così erotico connubio di innocenze. E’ una così forte gelosia la mia. Che mi fa sentir persino irriverente e sfacciata, perché è come se violassi un’intimità.
Segue un “impressionante”, insistente primo piano, che rivela la doppia faccia di una medaglia che ha nome vita e che è racchiusa tutta nelle sfumature di un infinito amore. La commozione è irrefrenabile. Un’ultima danza. Le mani. Come ali di un albatro che annulla le stagioni. E che riscatta il male. Persino il mal di vivere. E non è sera. Spero, questa volta soltanto, nell’alba.
L’ombra di Amanda sul muro è un quadro di Munch, lei ha una strana somiglianza con la ragazza di Pubertà. E tu, regista? Tu sei la sua Passione. Quella che la fa tramutare in Origine, per divina metamorfosi.
È un po’ come la “ragazza del bar”. Si. Ripenso a lei. Alla figlia del suicida.
Te lo ripeto, perché ho voglia di dirtelo ancora oggi, “Sei fuori dal tempo in cui vivi, ma sei un genio”, assoluto.

Medea

Anonimo ha detto...

un genio assolato.

Amanda ha detto...

kidneys: reni

rickyfarina ha detto...

secondo me sono un assolo geniale, o più semplicemente uno che ama filmare le persone come oggetti e gli oggetti come persone