sabato 21 febbraio 2009

DUE POESIE DI BORGES


NUBI(I)

Non vi sarà mai cosa che non sia
una nube. Lo son le cattedrali
di vasta pietra e bibliche vetrate
che il tempo spianerà. Lo è l'Odissea,
che cambia come il mare. Se la riapri
sempre cambia qualcosa. Anche il riflesso
del tuo viso è già un altro nello specchio
ed il giorno è un dubbioso labirinto.
Siamo chi se ne va. La numerosa
nuvola che si disfa all'occidente
è nostra effigie. Incessantamente
la rosa si tramuta in altra rosa.
Sei nuvola, sei mare, sei l'oblio.
Sei anche tutto quello che hai smarrito.

NUBI(II)

Vanno per l'aria placide montagne
oppure cordigliere d'ombre tragiche
che oscurano il giorno. Le chiamano
nuvole. Hanno sempre forme strane.
Shakespeare ne osservò una. Somigliava
a un drago. Quella nube di una sera
risplende e brucia nella sua parola
e ancora seguitiamo a rivederla.
Le nuvole che sono? Architettura
del caso? Forse Dio ne necessita
per eseguire l'opera infinita:
sono i fili della Sua trama oscura.
Forse la nube non è meno vana
dell'uomo che la guarda nel mattino.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao, ho trovato questo post perché sto facendo una ricerca su Borges. Posso chiederti da quale libro le hai prese? Mi aiuteresti molto! Grazie,
Silvia