Le parole più belle scritte su Eluana sono,
a mio parere, di Natalia Aspesi.
Oggi su "Repubblica". Un estratto dell'articolo.
GIU' LE MANI DA QUEL CORPO
Attorno a un corpo assente, in cui il tempo e il sangue
scorrono insensibili come sabbia in una clessidra,
isolato nel silenzio e nell'estraneità alla vita,
continua ad agitarsi dissennata una parte del Paese.
Quella parte del Paese che ha perso la testa
umiliando oltre a se stesso anche la sacralità di
un lunghissimo calvario, la sofferenza eroica
di una famiglia, il vuoto muto di un'esistenza.
Nell'assoluto disprezzo di quel corpo, che avrebbe
diritto di finire nella quiete e nell'amore
il prolungamento di un interminabile doloroso
viaggio già concluso 17 anni fa, prosegue un
fracasso di pareri, un esibizionismo di cortei,
un vergognoso andirivieni di ispettori, e adesso
di bollettini che raccontano le raccapriccianti
fasi che dovrebbero accompagnarlo dove il
tormento finirà. Non si tratta più di Eluana...
ma di un drammatico conflitto istituzionale,
e si può già immaginare che chi lo ha provocato,
continuerà a servirsi politicamente di quel
corpo...Il signor Englaro, nella cadenza
quotidiana di troppi anni, ha visto, giorno
dopo giorno, il giovane corpo della sua
bellissima, ridente figlia, trasformarsi,
perdersi, rinchiudersi, sbiadire, diventare
altro, neppure l'ombra di quello che era,
una forma immobile e perduta...In quel
corpo che ha sostituito Eluana, lui solo può
riconoscere sua figlia, e continuare ad
amarla:è per questo che con eroico orgoglio
l'ha difeso da ogni squallido tentativo, e
ce ne sono stati, di rubarne le immagini
drammatiche...adesso il signor Englaro
invita sia il premier che il capo dello Stato
a visitare ciò che resta di sua figlia...
essi non possono esimersi, soprattutto
il premier che tanto tiene che quel corpo
continui il suo percorso artificiale, ha il
dovere, al più presto, di portare in quella
stanza in penombra il conforto della sua
presenza, e di restarci da solo, per un
lungo tempo, a riflettere, pensando alla
vita, immaginandosi padre di quella creatura,
dimenticandosi per un momento della
sua smania di potere. Sarebbe vile
rifiutarlo, sarebbe come rendere vane tutte
le parole, e non solo le sue, in difesa
non della vita in generale, ma solo di questa
vita spenta, diventata ostaggio politico...