Chi non sa risolvere un'equazione, non dovrebbe parlare d'anima.
Questo secondo Musil. Ok, mi resta il formaggio.
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"Lasciami perdere", ecco la vera frase che dovrebbero dirsi gli amanti.
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Mi piace arrivare subito al dunque. Una volta sono arrivato anche al quindi.
Certe volte persino al quando.
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"Rifletti un attimo" lei mi disse. "Fatto", risposi.
Un attimo, giusto un attimo.
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Dio è cieco, come l'amore. Non è vero che vede tutto, non è per niente
vero. E questo spiega molte cose.
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Nel regno dei cieli sono previste le latrine pubbliche? Sì, ma solo al tramonto,
quando le nuvole si tingono di rosa.
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Non sono pigro: imito l'orizzonte.
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Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. E ora vai con Dio.
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Non era muto, era molto prudente. Contava fino a 1000 prima di rispondere,
la gente si stufava, e andava via credendolo muto.
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Quando una coppia non ha più niente da dirsi, è la perfezione raggiunta,
e invece gli stolti si lasciano.
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Non sono nato per lavorare. Che volete farci? E' una deformazione professionale.
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Tutti hanno un prezzo. Anche io. La mia fortuna è che nessuno vuole
comprarmi.
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Se un uomo la mattina si svegliasse veramente, sarebbe quasi una divinità.
In realtà ogni risveglio è una farsa.
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Tra il prima e il poi accade tutto e tutto si consuma. E prima o poi anche
il prima e il poi finiranno.
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L'universo è un'opera incompiuta. Per Musil è stata la morte a privare
L'uomo senza qualità del finale, per Dio è l'eternità.
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Sono sempre stato ossessionato dalla morte e dai particolari: una smagliatura,
un baffo, un neo. A volte coincidono.
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Ricordo il mio amico in ospedale, era consapevole di essere alla fine,
cliccò shut down sul suo portatile, e si spalancò la vita.
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La vita è gravissima, è una sorta di coma profondo panoramico.
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Non sono credibile, sono quasi 52 anni che fingo di essere me stesso.
Sono la variante immaginaria di tutti i miei attimi.
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Ho sempre un occhio di riguardo per le tenebre. So che anche sotto le unghie
geme un universo implacabile.
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Mia madre non mi ha mai detto di non parlare agli sconosciuti.
Così mi ha insegnato a essere libero.
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Sono molto sbadato quando mangio, a volte mi capita di
tirarmi la zuppa sui piedi.
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