giovedì 1 agosto 2013

PER ANNA


Anna è morta. La mia vicina. Stesso pianerottolo.
Stesso destino. Anche io sono mortale.
Lei mi ha anticipato. Un tumore velocissimo.
Le piaceva chiamarmi "Rico" e mi invitava a bere
il caffè. La sua porta di casa è davanti alla mia.
Ogni volta che esco di casa o rientro lancio
un'occhiata alla porta, e immagino che ci sia
un caffè caldo oltre la soglia. Mi porto dentro
quel piccolo buio che è la sua assenza.
Un buio gentile, gentile come era Anna.
Non aveva figli, era sola, ma negli ultimi tempi
aveva trovato un uomo, un vedovo, i loro
corpi non più giovani avevano ancora bisogno
di qualche carezza autunnale per fare
un torto al silenzio, per allontanare l'oscena
vecchiaia. Quando sono sul pianerottolo
mi tolgo sempre il cappello, e sorrido ad Anna,
la saluto con un cenno, ogni saluto è estremo,
ogni arrivederci nasconde un addio.
Non dimentico i suoi occhi buoni dietro gli
occhiali, la sua voce di sigaretta che brucia.
Non dimentico Anna. La notte sento il suo
respiro, il respiro clandestino dei morti, ed è 
così simile al mio, gemello oscuro, e fresco.
Diceva che sono un poeta. Io non so che cosa
sono Anna, ma queste parole sono per te.   

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