nome è Medea. Se merito questi versi forse valgo qualcosa.
Ostentando le sue smorfie più altezzose
si gloria del suo signorile mal di vivere.
Nella penombra delle sue parole argute,
passo in rassegna pensieri insonni
ed ironici contrasti mascherati.
Fumi di incensi si librano nella casa vuota,
con le pareti sature di pazienti attese
e di claustrofobie. Ogni suono di respiro
è Sospensione tra l’Assenza e l’Abbandono.
Tra polvere e magia. Non sa dirle addio.
E la pena resta sempre. A illuminare stanze,
inganni e finti amori, consumati in fretta.
E’ poeta di crepe interminabili e moleste,
di “deviazioni possibili” e di freddi.
Di una Distrazione e di qualche Tristezza.