Cade una matita sul pavimento.
Fa per piegarsi a raccoglierla ma
di colpo una fitta di insensatezza
al costato. Perché raccoglierla?
Tanto ricadrà a terra, è il destino
di tutte le cose, anche di questa
matita-Sisifo. La legge di gravità
è la legge della vita. Dovrebbe
anche alzarsi dal letto, la luce ha
i suoi inviti, le sue seduzioni.
Decide di restare a letto, anche
se deve pulire casa e quindi
alzare la matita. Un amico
gli ha detto che dopo due settimane
la sporcizia resta se stessa, non
peggiora. Sarà l'inizio di quella
cosa che chiamano depressione?
Gli torna alla mente una battuta
di Fanny Ardant in un film di
Truffaut. Fanny è a letto in una
clinica, un amico le dice che
bisogna saper voltare pagina e
lei risponde: "Ci sono pagine
che pesano cento chili". Ecco.
Si fa tardi, ma tardi per che cosa?
Ci sono due trilioni di galassie,
più galassie che granelli di sabbia
sulla Terra. Eppure lui si sente
al centro dell'universo in questo
impreciso momento. Un fuoco
dentro gli brucia l'anima, gli dice
"sei tu, sei solo tu, non c'è altro".
Allora raccoglie la matita perché
è la sua matita, non quella di un
altro, e la matita ha bisogno di
lui, del suo candore, della sua
purezza, forse del suo coraggio.
Pulirà casa, tornerà a camminare
nelle geometrie della luce.
Ci sono due trilioni di galassie ma
una sola vita, la sua.
La tua.
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