Scrivere poesie al mattino, subito dopo il caffè,
con gli occhi ancora cisposi e qualche sogno
ribelle rimasto appeso alle ciglia, quando i confini
sono ancora nebulosi, quando l'anagrafe non
è ancora del tutto attivata e non sai bene chi sei,
non vuoi saperlo o forse non l'hai mai saputo.
Una poesia prima del dentifricio e della condanna
dello specchio. Dei versi anteriori alla doccia,
all'igiene del consorzio civile, una poesia ancora
inetta, che non sa procurarsi il sostentamento.
Scrivere per non perdere l'abitudine con l'anima.
Per non morire, per scomporre la geometria
dell'abituale.
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