martedì 11 giugno 2013

LA DIGNITÀ DI MARIO (di Medea Merini)

La dignità di Mario è leggera come l'oro che brilla sulle ringhiere dopo la pioggia di maggio. Dopo il temporale è sempre il sole che lecca le pozzanghere per placare la sete: lì sembra che sia lui. Marietto mi commuove ogni volta. Perchè è una prosa fluida. Maurizio e Marietto sono i miei "generi letterari" del cuore. Mario è padre. Ma Mario ama se stesso. Di amore placido. Non è l'amore molesto dei narcisi. Lui si accarezza,poichè conosce il senso delle solitudini plurali. Lui ha il fascino delle danze popolari e di certe "buone cose" che non patiscono mode o disfacimenti. Poi ci sei tu,che quando ridi dietro la macchina da presa, fai cedere le pareti di ogni cavernoso ricetto di segreti. Quando inquadri quel rubinetto che riflette le mani di Mario tu fai il ferro liquido. Quando Marietto va via e tu resti lì,a contare i suoi passi,un pò mi strazi. E un pò mi fai godere. Di un'immaginazione che sa di smarrimento. Di un ritorno ineluttabile di occhi striati di malinconia,cerchiati di crepe d'amore.

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