lunedì 11 aprile 2011

UNA POESIA DI MEDEA MERINI

ai migranti


Il macero della dignità di uomini
apre i suoi cancelli rugginosi
roridi di rugiada ferrigna e lacrime:
figli senza nome chiedono
misericordia e non hanno peccato;
mangiano spazzatura di civiltà
imbandita su mense traboccanti
di bugie. Il coraggio della misura
umana è grido di profeti nel deserto,
la beffa lusinghiera di una bella
primavera vestita di diamanti
e di imperiali fasti governa l'isola felice,
la riemersa Atlantide, che rifiuta
occhi di bambini e parti
e la Speranza. Inizi la festa di Vergogna:
sfili in processione la tirannide
fino al lupanare. L'ubertosa Italia
offre i suoi seni consumati
ad una prole depravata
che l'ha prostituita, per fedeltà
a Pluto e a Fama ingioiellata.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

LE SPIGHE
(Le notti di Lampedusa)




Bruciata terra copre le nostre radici
e come fiori secchiamo nei vasi.

Le tenebre ci stivano dentro una forma galleggiante
stretti stretti a una sola speranza: delle spighe
l'equa mietitura.

Ma per la semina in comunanza
qual è il soldo da versare?

Inchinarci al trono d'occidente?
Cancellare le orme a ogni passo?
Estinguerci come involute croci?


15 febbraio 2011



(Giovanni Abbate)

rickyfarina ha detto...

direi che questo blog sta diventando una "piattaforma
galleggiante" di preziosa poesia, grazie.

InArteMorgan ha detto...

Bellissima la poesia di Medea. ciao