Apro un libro su Pasolini, sulla Roma di Pasolini,
inizio a leggere l'introduzione, dopo qualche riga mi
fermo alla parola "marane", la mia mente mi dice: che
cazzo è una marana, ignorante? Prendo il cellulare,
vado su Wikipedia, scopro che cosa è una marana,
e scopro anche un documentario che si intitola
La canta delle marane, di Cecilia Mangini, una
documentarista che oggi ha più di 90 anni. Vedo
alcune immagini di La canta delle marane, e mi
innamoro delle immagini di questi ragazzini che
si tuffano in una marana dell'Aniene, le stesse
identiche emozioni che ho provato vedendo
Le mistons di Truffaut. Quando un regista sa
raccontare i giochi degli adolescenti, la loro
freschezza ruvida e sognante, m'innamoro sempre,
perdutamente. E Cecilia Mangini è una regista
sublime, l'ho capito subito, racconta con occhio
nudo, senza giudizio, aderendo a quello che vede
con purezza visionaria, perché nulla è più
visionario della realtà. Ecco come funziona
la lettura oggi, il libro su Pasolini devo ancora
iniziarlo, mi sono perso in Cecilia.
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