venerdì 6 agosto 2010

COL VENTRE APERTO


Sono così forte che sradico sequoie con il pensiero.
Sono così bello che il cielo beve il mio sangue.

Mangio lucertole a colazione e mirtilli, e creo forme
da gettare in pasto alla nitidia ferocia del vuoto.

Non ho che veemenze e fertilità inattese sul cammino
della speranza, brucio il passato con l'acido del presente.

Sono così puro che lo spazio si contrae sul mio cuore,
e lascio alle stelle solo il respiro dell'erba secca.

Sono così crudele che i pugnali si feriscono, e le ferite
schizzano cristalli pulsanti nelle tenebre del pianto.

Il sale dei miei occhi rende meno insipido questo piccolo
universo che ospita la mia debordante, iniqua gioia.

Respiro per estorcere alla pietra il suo segreto, mastico
per succhiare il midollo nero di ogni amore perduto.

E non ho paura, non ho paura, non ho paura se non quando
vacilla la tua ombra nel regno immobile della morte.

Perché è così fragile il mio addio? Perché ritorno sempre?
Tu dici: perché tu sai quanto è illusoria la sostanza vivente.

E non mi lasci scampo: torno per amarti, col ventre aperto.



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