Cristina Torelletti teneva in pugno Iacopo Sequo. La Torelletti era l'unica donna in grado
di praticare alla perfezione un pompino speciale che faceva impazzire Iacopo. Questo
pompino era invenzione della stessa Torelletti, infatti fu registrato come pompino Torelletti
e brevettato alla IPM (Invenzione Pompini Mondiali). In che cosa consiste il pompino
Torelletti? E'presto detto: si tratta di colpire ripetutamente con la lingua il meato della
cappella della vittima, ma nel contempo praticare il "grattino fluido sensuale" allo scroto,
ci vuole abilità, ritmo, tecnica, tutto deve essere perfetto, dai colpettini ai grattini, e
per i grattini ci voleva una lunghezza precisa delle unghie che solo la Torrelletti conosceva,
insomma, come in tutte le cose la perfezione si annida nei dettagli. Questa tecnica
pompinatoria produceva un tipo di eiaculazione rarissima, l'eiaculazione MORSE,
lo sperma usciva a schizzi e poi fluido, a schizzi e poi fluido, a schizzi e poi fluido...
ed era l'estasi, l'assoluto sceso in terra, la dannzaione per ogni uomo vivente.
Quindi Cristina teneva per i coglioni Iacopo, in ogni senso. Lei poteva tradirlo quando
desiderava, lui no. Lei poteva comprarsi qualsiasi cosa con i soldi di Iacopo e lui
doveva stare solo zitto, le poche volte che tentò una lieve ribellione, Cristina lo
minacciò "guarda che se continui così non ti faccio più i miei pompini manco se
me li chiedi in ginocchio, chiaro?'". E Iacopo muto, e Iacopo zitto. Perché? Lo sapete
il perché: Iacopo Sequo adorva i pompini Torelletti, non poteva farne a meno.
Pensava a quei pompini ogni giorno, sul lavoro, al supermercato, in auto e anche le poche
volte che andava in chiesa a salutare un suo amico prete. Pure davanti al crocifisso
Iacopo pensava alla tecnica Torelletti. Si era confidato (non confessato, Iacopo era
ateo) con Giovanni, l'amico prete, gli aveva detto di essere stregato e prigioniero
di una donna, ma ancora più precisamente: di una tecnica sessuale orale. Giovanni
aveva pietà del suo amico ma gli voleva bene, fu inutile fargli notare la natura effimera
dei piaceri della carne, fu inutile ovviamente parlargli di Dio o della temperanza o
della sublimazione del piacere, niente da fare, ogni argomento si scontrava con
quell'espressione vagamente idiota che Iacopo assumeva non appena gli tornava in
mente il pompino Torelletti. Era drogato, invasato, schiavo. Nulla da fare.
La Torelletti ne approfittava, ridusse sul lastrico il povero Iacopo, si fece rifare le tette
e il culo, si fece anche ridurre il naso di qualche millimetro per un suo vezzo,
pretendeva gioielli, viaggi con amanti in isole tropicali, macchine da corsa e anche
vestiti di alta moda. Tutto con i soldi di Iacopo, e otteneva qualsiasi cosa.
E Iacopo zitto. E Iacopo muto. In pochi anni Iacopo finì l'eredità di famiglia e
ovviamente Cristina Torelletti lo lasciò senza pietà. Iacopo però non si uccise,
non cadde in disperazione, anche solo il ricordo di quei pompini era per lui una
gioia, averli avuti un dono ineffabile, un privilegio per pochi eletti (quanti amanti
avrà avuto Cristina? Anche se fossero 200, sarebbero pochi eletti rispetto alla
popolazione maschile mondiale), era così forte e travolgente la sua dipendenza
che Iacopo visse gli anni restanti pensando alla tecnica Torelletti e prima di morire
gridò "Cristina, mi hai reso un uomo felice!". Che dire? Chi non ha provato il
pompino Torelletti non può capire di che cosa stiamo parlando. Colpetti ritmici
di lingua nel meato, in simbiosi con "grattini fluidi sensuali" sullo scroto, e
lunghezza delle unghie perfetta conosciuta solo dalla Torelletti, c'è chi immaginò
un'unghia più lunga delle altre, forse quella del medio, ma nessuno seppe mai
veramente con esattezza dove si nascondesse la perfezione, lo stesso Iacopo
non lo sapeva, era talmente in estasi che non capiva più nulla, dopo il pompino
Torelletti sapeva solo inginocchiarsi, piangere e ringraziare la sua dea orale.
Vogliamo condannare Iacopo Sequo? Vogliamo considerarlo un imbecille e
un superficiale? Fatelo voi, io non me la sento di giudicarlo. Saluti.
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