La signora Palmira era la signora delle punture, andava nelle case del quartiere
con la sua gentilezza antica, il suo cappotto grigio, e faceva le punture, aveva
il tocco magico, e le mamme la chiamavano per i loro bambini. La ricordo bene
anche io, ricordo il suo sorriso e il suo ago dolcissimo nel mio sederino, e poi
il massaggino sulla puntura, lieve lieve, nessun bambino piangeva con la signora
Palmira. Poi si fermava a bere un caffè, a fare quattro chiacchiere e partiva
per nuove missioni, per nuove punture. Un giorno mamma mi disse "la signora
Palmira non verrà più, non c'è più piccolo mio". E io chiesi a mia mamma
"che cosa significa mamma non esserci più?" "accade che le persone siano
stanche di respirare e sentano la necessità di riposarsi". Così sono cresciuto
pensando alla morte come a una forma di stanchezza, ma era quel "non esserci
più" che mi spaventava, non riuscivo a capirlo bene, come è possibile che
una persona gentile, con un bel cappotto e un dolcissimo sorriso, come è
possibile che questa persona un giorno sparisca dal mondo per sempre?
"Ricky, la signora Palmira adesso è in cielo a fare le sue punturine". E io
quando giocavo al parco con i miei amici, ogni tanto gettavo uno sguardo
al cielo per vedere se c'era la signora Palmira con la sua siringa fatata, ma
vedevo solo nuvole, tante nuvole, bianchissime nuvole mosse dal vento, e
della signora Palmira nessuna traccia, allora continuavo a giocare ma ero
triste, e iniziai a capire che "non esserci più" era una cosa che proprio non
mi piaceva. Il suo cappotto grigio forse c'è ancora, pensavo per consolarmi.
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