Igor Millesi non leggeva libri. Ai libri preferiva qualsiasi cosa, anche le crepe sui muri.
"Perché dovrei leggere un libro? La vita è così bella, non c'è bisogno di aggiungere parole.
Ci sono i volti da leggere, tante altre cose, anche le situazioni, a me piace leggere i volti
e le situazioni, perché dovrei farmi inquinare la mente dalla mente di un altro?".
Igor viveva nella purezza sorgiva di se stesso, non voleva altro che se stesso, non leggeva
libri, la sua ignoranza era la sua innocenza, il suo contatto epidermico col mondo.
Amava ascoltare i tamburi africani, amava il ritmo, non aveva bisogno d'altro per nutrire
la sua anima affamata di vita e di ritmo. Ascoltare i battiti del cuore della sua donna era
la sua cultura. Igor aveva una diffidenza istintiva verso gli scrittori, un giorno un amico
lo trascinò alla presentazione di un libro e vide solo vanità e vacuità. Si annoiò a morte,
durante la presentazione pensò per tutto il tempo alle tigri, alle giraffe e ai rinoceronti.
Disse all'amico "non mi freghi più, non ti seguirò mai più a sentire parole noiose di
gente noiosa che parla di libri sicuramente noiosi e senza vita". Gli altri non hanno nulla
da insegnarmi che non sia già scritto sui loro volti, questo pensava Igor Millesi.
Gli uomini hanno già un volto, perché scrivere anche un libro? Per tradire il proprio
volto, per camuffarlo, per mettersi altre maschere, per confondere, per una sorta di
mancanza di energia vitale. I gesti sono più importanti dei libri, le azioni contano di
più di ogni parola scritta. A che gli faceva notare che la scrittura è azione, gesto ed
energia, lui rispondeva che la scrittura era solo una caricatura di tutto questo. A chi
gli suggeriva di pensare ai libri come a dei continenti da esplorare, lui rispondeva che
preferiva volare, prendere un biglietto aereo, mischiarsi tra la gente vera, perdersi
nelle stradine di una città, a chi gli obiettava che una casa senza libri è una stalla, lui
rispondeva che preferiva vivere tra i bovini e gli equini, preferiva mungere una mucca,
mentre mungere una pagina con gli occhi gli sembrava un'assurdità e una perdita di
tempo. Meglio una ferita, una cicatrice, anche un morso, meglio un temporale.
Per lui le biblioteche potevano fare tutte la stessa fine della biblioteca d'Alessandria,
un grande rogo, e forse il mondo sarebbe rinato a se stesso, libero e puro, senza
la zavorra di tutte le parole scritte nel corso dei secoli. Solo il ritmo contava, il ritmo
del cuore. Nemmeno l'amore, l'amore era solo cattiva letteratura, inganno e tradimento.
Le parole inquinano, le parole rendono torbida la superficie cristallina del mondo.
A chi protestava, a chi gli diceva che la poesia rivela invece l'essenza delle cose,
lui rispondeva dando un morso a una mela, se c'era una mela a portata di mano.
Il ritmo, solo il ritmo conta. Il ritmo e la vertigine. Il cuore e il precipizio. Non c'è
altro. Non abbiamo bisogno di libri. A chi cercava di fargli notare che lui stava
esprimendo dei concetti attraverso le parole, che anche lui si serviva di un vocabolario,
Igor Millesi rispondeva che era solo una tragica necessità perché anche lui era
un animale politico e sociale, fosse stato per lui avrebbe comunicato solo con
il ritmo dei suoi gesti, dei suoi respiri, con la musica delle sue azioni, anche con un
grido o un pianto, ma senza le parole che hanno solo la funzione di tradire la vita.
"Ma tu come hai conquistato la tua donna" gli chiese un giorno un'amica. E lui
rispose "leccandole il collo". E Omero? E Dante? E Shakesperare? Meglio un
pomodoro rosso nella mia mano, così replicava Igor Millesi. Era veramente un
uomo ignorante e senza la sua ignoranza si sarebbe sentito un uomo senza vita.
E la Bibbia? Meglio un albergo a cinque stelle con la Spa. Non c'era nulla da fare,
a Igor Millesi non piacevano i libri, si sarebbe fatto castrare piuttosto che perdere
tempo tra le pagine di un libro, "guarda quel prato, guarda quanti fiori, leggi
il gioco del vento sull'erba, non ti basta? Perché devi leggere anche un libro?"
"perché la vita non mi basta" gli disse il suo amico più caro, "se la vita non ti
basta, se le stelle e i fiori non ti bastano, non sei un uomo sano, sei malato caro
amico mio". Insomma, diciamolo chiaramente: Igor Millesi era una cazzo di capra.
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