"Il mio cuore è buio", queste furono le ultime parole del ragazzo. Angelino poi si chiuse
in un mutismo denso come la morte. I genitori erano disperati. Angelino aveva perso
all'improvviso la voglia di vivere. Mangiava ma senza appetito, a volte sorrideva ma
senza allegria. Luisa e Carlo fecero di tutto per tirare fuori il figlio da quel pozzo in cui
era sprofondato. Psicologi, psichiatri, psicofarmaci, terapeuti esotici, amici, ragazze,
viaggi, ma niente da fare, Angelino non parlava più, non aveva più emozioni, era un
deserto ambulante, nessuna oasi, nessun miraggio, solo desolazione infinita in quegli
occhietti azzurro pallido. Un amico di Luisa un giorno disse "ci sarebbe un'ultima
speranza, ve lo dico solo per onestà ontologica, c'è una specie di santone stralunato
che vive in una capanna vicino a Recanati, lo chiamano Cippirillo e dicono che
abbia guarito molti dalla depressione, cade in una sorta di trance e farfuglia delle cose
che poi bisogna eseguire alla lettera...non so, non ho molta fiducia, ve lo dico solo
perché la situazione è disperata, perché vi voglio bene e vedere Angelino in quello
stato mi fa male". Angelino fu portato al cospetto di Cippirillo. Per entrare nella sua
capanna bisognava mettersi degli stivali di pelle di coccodrillo, questa era la regola,
poi si poteva entrare. All'entrata della capanna c'era un'assistente che
controllava l'autenticità degli stivali, poi i pellegrini venivano lasciati soli. Cippirillo
stava seduto su un tappeto tigrato e aveva sulla testa un turbante rosso, era piccolo,
piccolo, piccolo, quasi un nano, due centimentri più basso e sarebbe stato un nano.
Tutti dovevano stare in silenzio davanti a Cippirillo, e per Angelino fu facile dato
che non parlava più. Cippirillo aveva gli occhi chiusi, poi li spalancò di scatto e fissò
il volto di Angelino, richiuse subito gli occhi ed ebbe un tremito, il tremito si
trasformò in una convulsione epilettica, una bava bianca si formò agli angoli della
sua bocca, Cippirillo urlò mostrando i denti neri come il carbone e farfugliò:
"Bro etto all'Aetana e fgole con la vanglia del Mdagacar". Luisa e Carlo non
ci capirono un bel niente, ma l'assistente spiegò che Cippirillo aveva appena
detto "brodetto all'Anconetana e fragole con vaniglia del Madagascar". "E che
caspita significa?" gridò Luisa "significa che dovete portare vostro figlio ad
Ancona a mangiare il famoso brodetto e poi in Madagascar a mangiare fragole
con vaniglia del Madagascar" spiegò l'assistente agli increduli genitori, poi
pretese la parcella: 30 mila euro in contanti, sull'unghia, e l'assistente aveva
unghie molto affilate. Prima di lasciare la capanna a Carlo sembrò di vedere
Cippirillo ghignare in modo mostruoso. Angelino fu portato ad Ancona e
lo costrinsero a cibarsi di questo brodetto all'Anconetana, poi presero il primo
aereo per il Madagascar dove Angelino mangiò una coppa di fragole con la
famosa vaniglia. E voi non ci crederete, lo so, ma Angelino guarì sul volo
di ritorno, prima dell'atterraggio guardò i genitori e disse "poveri imbecilli,
e voi avete dato 30 mila euro a quell'impostore demente che si fa chiamare
Cippirillo e in più mi avete fatto mettere quegli orribili stivali di pelle di
coccodrillo, ma siete proprio due cretini irrecuperabili". Luisa e Carlo
piansero di gioia e abbracciarono il figlio con tremante tenerezza. Angelino
riprese a parlare normalmente, a frequentare gli amici e si fidanzò anche
dopo qualche mese. La cura alla depressione esiste, ma nessuno osa metterla
nei manuali di psichiatria, è una cura troppo buffa, il brodetto all'Anconetana,
le fragole con vaniglia del Madagascar e gli stivali di coccodrillo non hanno
diritto di cittadinanza in quei manuali, così vuole la scienza psichiatrica,
del resto, diciamolo chiaramente e senza reticenze: sarebbe uno sputtanamento
per tutti. Cippirillo gode di ottima salute, anche se ora si trova in un carcere
di massima sicurezza, la sua assistente sta limando le sbarre con le unghie,
chissà, forse un giorno riusciranno a fuggire...
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