Beppe Montefoschi non era cattivo, era semplicemente un pirlone allegro, un meraviglioso
elefante danzante in una cristalleria di Boemia. Fumava il sigaro e aveva una risata sguaiata
ma travolgente, le donne lo amavano o lo odiavano. A lui piacevano solo le femmine.
Le femmine, a suo dire, non potevano non amarlo e non amare il suo aroma di tabacco e la
sua voglia di scopare, ridere, bere e mangiare. "Una volta ero sulla mia Maserati, tornavo
da un ristorante insieme a una femmina, ero a Forte dei Marmi e decidemmo di dormire
a Genova, la femmina era mezza ubriaca e anche io, ahahahaha, oh, non ci crederete ma
mi ha tirato fuori l'uccello e mi ha fatto un pompino lungo 120 chilometri, ahahahah,
i camionisti dall'alto ci guardavano, ahahahha, che femmina ragazzi". Beppe era così.
O ridevi insieme a lui o non lo frequentavi più. Un giorno degli amici lo invitarono
a una cena in casa di una signora, e specificarono il termine "signora" "Beppe, questa
è una signora, non una femmina, devi comportarti bene, mi raccomando, ha bisogno
di compagnia, non sta attraversando un bel periodo, è vedova e ha perso un figlio
qualche anno fa, non fare il solito Beppe" "Tranquilli ragazzi, per chi mi avete preso?
So essere raffinatissimo quando voglio". La signora era ricca, una bellissima villa
con piscina, camerieri e un maggiordomo vestito di bianco che sembrava il Papa.
La signora in questione era una donna affascinante di nome Marta, alta, dai capelli
fini e delicati, fronte spaziosa, due occhi grandi e tristi, e un sorriso dolcissimo.
Tutto filò liscio, almeno fino al dolce, poi Beppe decise di raccontare una barzelletta,
amava tenere banco, chiese il silenzio battendo con il cucchiaino sul bicchiere
(tra l'altro un bicchiere di cristallo di Boemia), e tutti si zittirono in attesa della
barzelletta di Beppe, gli amici erano preoccupati, Beppe era ubriaco, Marta stava
in silenzio, stringeva nelle mani un tovagliolo bianco come la neve. "Sentite questa,
allora, siamo in agosto e i genitori di Pierino stanno decorando l'albero di Natale,
sotto l'albero ci sono tantissimi regali, Pierino non capisce e chiede alla mamma
"mamma, mammina, ma perché avete fatto l'albero di Natale ad agosto? Natale
è a dicembre" e la mamma di Pierino, accarezzando il figlio, gli dice "Sì, lo so
Pierino, Natale è a dicembre, ma tu caro hai la leucemia...." Gelo. Solo Beppe
rideva con la sua risata sguaiata ahahhahahahahhah. Marta fissò Beppe negli occhi,
Beppe intuiva vagamente di avere commesso una cazzata immensa, "Mio figlio è
morto proprio di leucemia, qualche anno fa, come il suo Pierino". Anche a Beppe
si gelò il sangue nelle vene, ritrovò di colpo la lucidità, si alzò e si inginocchiò
ai piedi di Marta chiedendo perdono, faceva quasi pena a guardarlo, "perdono,
perdono, sono un coglione, mi ero dimenticato del suo lutto, mi perdoni signora
Marta". Marta lo colpì in volto con il tovagliolo bianco, poi lo baciò sulla bocca.
Gli amici erano increduli, sbalorditi, senza parole. Un amico pensò -la solita
fortuna di quello stronzo di Beppe-. A fine serata il maggiordomo che sembrava
il Papa accompagnò tutti alla porta, tranne Beppe che restò a dormire con la
signora, fu una notte di sesso, Marta dimenticò tutti i suoi dolori, almeno per
quella notte magica. Al mattino Beppe si risvegliò tra bianche lenzuola di raso,
da solo. La colazione era su un piatto d'argento, posata al suo fianco. Beppe
divorò tutto con il suo appetito proverbiale, si sentiva quasi il padrone di casa,
gridò al maggiordomo di portare altri cornetti caldi, forse credeva di essersi
sistemato, di avere risolto i problemi della sua vita, di avere tutti i debiti pagati,
già si vedeva sull'altare con la signora Marta, fiero della sua notte di sesso.
Il maggiordomo vestito di bianco che sembrava il Papa portò l'ultimo cornetto
caldo a Beppe e disse con una voce chiara e gentile "dopo questo cornetto
lei si fa la doccia e poi fuori dai coglioni per sempre, così vuole la signora
Marta". Beppe si fece una grossa risata ahahahaha "Amen!" rispose divertito.
Si mangiò il cornetto, si fece la doccia e poi se la svignò. "Chissà i miei amici
quando racconterò questa storia, ci sarà da divertirsi", si disse mentre saliva
sulla sua Harley cromata, mise in moto, bruuuum bruummmm, e si dileguò.
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