Alfredo era al telefono con il suo amico Alessandro. Non si sentivano da alcuni mesi.
"Sei felice Alessandro?" chiese Alfredo con affetto, "No, non sono felice" "E perché non
sei felice? Ami cucinare, ami la musica e ami il cinema" "Sai, per essere felice credo che
avrei bisogno di avere fiducia in qualcuno o in qualcosa" "E non hai fiducia in te stesso?"
"Mica tanto, e tu sei felice Alfredo?" "Io ho la felicità dei cani, mi basta mangiare e poi
faccio i salti di gioia, scodinzolo, gioco" "Per me era così da giovane, poi sono cambiato"
"Non ti piace più mangiare?" "Sì, mi piace ancora ma non mi basta più" "Per me la felicità
è una bella zuppa, un cosciotto di pollo, un piatto fumante di spaghetti, se è possibile
anche un bel pompino, ma non è essenziale, mi basta il cosciotto, non ho mai avuto
grandi aspettative sulla vita, da piccolo sognavo di fare il benzinaio perché mi piaceva
l'odore della benzina, mi eccitava, mi inebriava, ma poi, il benzinaio no, adesso mi basta
accendere il mio caminetto, sentire scoppiettare la legna, un libro aperto che mi aspetta,
il mio cane, una finestra socchiusa sull'ignoto e sono felice, terribilmente felice, così
felice che tremo, che ho paura di morire, paura di perdere i miei cosciotti di pollo pieni
di unto, le mie zuppe calde, ma anche questa paura fa parte della mia felicità, e quando
non ho una donna vicino a me, sai che cosa faccio Alessandro? Prendo una matita appuntita
e me la passo sui capezzoli, e tu non ci crederai ma godo, godo come un matto, devi
provarla la matita sui capezzoli, dammi retta, abbi fiducia in me che ti sono amico".
Finita la telefonata Alessandro andò allo specchio e pensò alla felicità dei cani, forse
Alfredo aveva ragione, prese il suo gattino e lo mise nel forno a 200 gradi.
Nessun commento:
Posta un commento