Fulvia Rossa era una gattara, ma non era sporca, non era una strega, non era
scontrosa, insomma: non era uno stereotipo. Era sola però, quello sì. Sola con
i suoi gatti randagi. Ed era anche mattarella. La sue due passioni erano i libri
gialli e i gatti randagi. Le piacevano gli assassini. Nel cortile di casa dava da
mangiare a una ventina di gatti randagi. Li aveva chiamati tutti Andrea, sia
le femmine che i maschi. "Mici Andrea, venite dalla vostra Fulvia". Buona
parte della sua pensione andava in cibo per i gatti. E in libri gialli. I gatti per
riconoscenza le facevano trovare corpi mutilati di passerotti sullo zerbino.
Una sera trovò un uomo svenuto nel suo cortile, era un clochard vestito di
stracci neri. Lo portò a casa, lo mise nel suo letto e si prese cura di lui. Gli
portò un brodino caldo, poi della frutta, e l'uomo poco a poco si rianimò.
Fulvia vide gli occhi di quell'uomo, grandi occhi neri, iniettati di sangue.
"Come ti chiami?" "Titano" rispose con una voce di caverna. Nacque una
specie di amore tra loro, fatto di carezze e sospiri e di gentilezze estreme.
Fulvia si dimenticò dei suoi gatti Andrea. Passarono così dei giorni, forse
settimane, forse mesi, forse anni. Anche i libri gialli non venivano più letti.
Li comprava ma restavano intonsi nella libreria. Titano era una montagna,
anche un'ombra. Ma era amore, amore vero. Fulvia era felice. Poi, una
notte di una quiete spaventosa, Fulvia andò in cerca dei suoi mici Andrea
per tutta la città, ma non li trovò. Tornò a casa con uno strano presentimento
(i presentimenti sono sempre strani), entrò in camera da letto, e...orrore!
I mici Andrea erano tutti sul letto insanguinato, il corpo di Titano sbudellato,
ancora caldo, e gli occhi, i suoi grandi occhi neri, cavati dalle orbite,
ancora pulsavano sul cuscino lacerato, e sembravano fissarla fin dentro
alla sua anima di gattara. Fulvia urlò. Prima fu un urlo di terrore.
E poi di gioia, una gioia assoluta, crudele, pura. Aveva ritrovato i suoi gatti.
Un filo d'olio in padella e mise gli occhi di Titano a sfrigolare, mentre i
gatti le facevano le fusa e si strusciavano sulle sue gambe bianche come la
morte.
4 commenti:
Stupenda novella, atmosfera vivida da macchina del tempo! Anch'io amo i gatti alla follia e in racconto mi sono riscoperta una gattara purosangue: anch'io ho gioito per i gatti ritrovati!
E niente Prof, hai il classico talento dei grandi autori di far vivere in prima persona i personaggi, li rendi talmente vivi che riesci a farci scoprire parti di noi, parti della nostra psiche anche più oscura, che esiste sempre nell'animo umano!
CREDO CHE SE PUBBLICHI QUESTI SCRITTI TI RITROVI A DIVENTARE UN AUTORE DI SUCCESSO, FIDATI! Viva i gatti! ❤️
Una novella sui no vax? 🙏❤️😀
Ps. : se fai un racconto breve sui no vax, mettici un ritratto di persona no vax come tu sai descrivere e una nota psicologica (o psichiatrica in effetti)... con finale che fa vergognare il no vax 😜.
Lo so Prof che gli scritti su richiesta magari Non sono dati da ispirazione e assomigliano a prodotti più commerciali che artistici, ma anche i grandi autori e artisti spesso hanno scritto e lavorato sotto richiesta, un autore sa in ogni caso attingere dalla fonte del suo talento e riuscire ad essere lo stesso incisivo, interessante e significativo. Forza Prof 😀
Hai ragione Prof! I no vax son troppo noiosi! Ti confermi un grande Autore! 😀👍❤️🎊🎉
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