Ieri notte una donna disperata nel parco, seduta sopra una panchina,
con un'amica vicina, questa donna con le gambe allargate dal dolore,
con il corpo scomposto, ondeggiava il busto e urlava: "Voglio morire,
non ce la faccio più, voglio morire". Nel mio cinismo ho avuto per
un attimo la voglia di filmarla da lontano con il mio zoom indiscreto.
In me erano in lotta due sentimenti: la pietà e la curiosità. Perché era
così disperata? Una storia d'amore andata a male? Uscire e strozzarla
sulla panchina sarebbe stato un atto di pietà nei suoi confronti?
"Voglio morire, voglio morire, basta, basta ", il dolore è ripetitivo,
come le lacrime, e questa è la sua magia, quella frase ripetuta più
volte nella notte stellata perdeva il suo senso radicale e diventava
solo un suono limpido, cristallino, puro come l'innocenza del nulla.
4 commenti:
Dalla mia natura è scaturita una disperazione selvaggia, un abbandono allo sconforto, pietoso anche alla vista, una rabbia terribile e impotente; amarezza e disprezzo; un'angoscia che urlava tra le lacrime, una muta infelicità, un dolore sordo. Ho attraversato ogni possibile stadio della sofferenza. Meglio di Wordsworth so quello che egli intendeva, dicendo:
Il dolore è costante, oscuro e buio
e ha la natura dell'Infinità.
Ma mentre c'erano giorni in cui mi rallegravo all'idea che il mio dolore non avrebbe mai avuto fine, non potevo sopportare tuttavia che non avesse un significato. Ora trovo, in qualche recondito meandro della mia natura, qualcosa che mi dice che nulla al mondo è privo di significato, e, meno di tutto, il dolore.
Oscar
Beh potevi scendere con una bottiglia di vino bianco bello fresco. Altrimenti è inutile che fai ste pantomime da poeta, sensibile come un topo di fogna. https://youtu.be/eGTT0HV60tc
https://m.youtube.com/watch?v=u5CVsCnxyXg
Sei tipo l'umanitarista della "Nausea"...Ci sarebbe stato persino ridersela, di una storia così e invece...invece tu hai scelto il melodramma patetico da poeta alla Chaplin. VERAMENTE SCARSO!
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