venerdì 21 dicembre 2018

CIAO PINKETTS

Lo incontravo spesso nella mia zona, abitavamo vicini.
"Ciao Pinketts" gli dicevo, un semplice ciao, e lui sempre
con un mezzo sorriso alla Bogart mi rispondeva "Ciao".
Non penso che si ricordasse il mio nome, ma riconosceva
il mio volto, aveva una vaga intuizione di me, e tra
di noi c'era una "amichevole diffidenza", limitiamoci a
un ciao, sarebbe troppo complicato il resto e poi il resto
forse non ha poi così importanza, giusto Pinketts? Giusto.
Erano due i Pinketts che incontravo, uno era lo scrittore
sempre seduto al tavolino di un bar, munito di sigaro e
birra, vestito in modo elegantemente eccentrico, che
sfogliava un quotidiano e poi si perdeva nella sue fantasie,
sempre altrove, sempre "straniero che ama le nuvole".
L'altro Pinketts era il figlio che portava a spasso il
cagnolino della mamma, anzi: era il cagnolino che portava
a spasso lui, con fedeltà ansimante. Ci siamo incontrati
anche in occasioni ufficiali, a un festival di cinema
organizzato da Le Trottoir, la sua tana, la sua alcova,
il suo bar. Presentavo il cortometraggio Festina Lente,
ricordo che a lui piacque, mi disse: "Questo film mi
sembra una specie di aforisma". Pinketts faceva il duro
ma era anche un uomo di una tenerezza disarmante,
di una gentilezza profonda, era un puro, ma la sua era
una purezza condita sempre dall'ironia. Poi per i giri
strani della vita, sempre a Le Trottoir, venne fuori
che era amico di mia cugina, mi guardò e mi disse:
"Colpo di scena". E con un colpo di scena ci ha lasciati.
Milano nell'ultimo anno ha subito due mazzate: la
morte di Angelillo, la morte di Eric Scheller ed ora
la morte di Pinketts. Tre artisti, tre uomini che vivevano
per la strada, nei bar, tre uomini che potevi incontrare
nella carne viva dei giorni, non sullo schermo freddo
dei social. Tutti e tre per vivere avevano bisogno
di uno spazio aperto, di una strada trafficata, la loro
ispirazione era fatta di incontri, di casualità che si
trasforma in destino, ogni passante poteva essere un
racconto, un quadro o una poesia racchiusa in un
libro. La vita che scorre, mentre la cenere di un sigaro
cade e ci ricorda che tutto è addio, anche un semplice
"Ciao".

18 commenti:

Davide ha detto...

https://youtu.be/45JzhVSFEw4

attimiespazi ha detto...

"Cosa c'è di più comune e di meno comune della morte. Muoiono tutti, ma ogni volta che muore qualcuno che conosci è come se fosse capodanno. Un capodanno alla rovescia. Un capodanno in cui ricacciare lo spumante nella bottiglia e forzargli dentro un tappo perché, se non la vita almeno la morte, abbia un senso."

da "Il senso della frase" di Andrea G. Pinketts

Anonimo ha detto...

Mica tanto alla rovescia. Io ci godo sempre quando qualcuno che conosco muore prima di me!

Anonimo ha detto...

Quindi leggo che Pinketts ha scritto anche grandi cagate.

Anonimo ha detto...

Mo è morto e se lo piglia in culo.

Anonimo ha detto...

Prego ogni giorno, che qualcuno mi venga a dire: sai che è morta Michelina? (Il mio primo amoruccio) farei 5 giorni di Vodka per festeggiare!

Anonimo ha detto...

Sarebbe bello andarci al funerale, e seppellire la più grande delusione di una vita!

Anonimo ha detto...

E manco le piscerei sulla tomba. Quello è già promesso a un'altra! Insieme ai fiori Cinesi. Ahaha!

Anonimo ha detto...

Dopo tutti sti anni siete come quelli che incontro in fila alla cassa della Coop. Forse peggio.

attimiespazi ha detto...

l'alito della morte soffia su questo Natale 2018.
l'altro giorno, proprio il giorno della scomparsa di Pincketts, un brivido profondo mi ha scosso: un signore che abitava nel mio palazzo si è suicidato. carabinieri e medici legali sotto casa, ho visto i genitori di lui che tremavano dal dolore e la sua compagna in uno stato di simil allucinazione.
era un signore apparentemente forte caratterialmente, e che ogni tanto faceva anche baruffa, uno che non te le mandava a dire.
mio dio, che tragedia.
il silenzio più cupo è sceso nel mio palazzo e quando fra di noi ci incrociamo e scambiamo due parole (come sempre) con gli occhi ci facciamo domande silenziose a cui non sappiamo e non possiamo rispondere..

.a

Anonimo ha detto...

Che metodo ha usato per farsi fuori?

attimiespazi ha detto...

non ho chiesto i particolari.
so solo che si è tolto la vita. e basta già come orrore..

Anonimo ha detto...

Ma già la vita è un orrore, a forza di sogni abortiti, e di incubi pusillanimi. La morte non è un granché, se non per il suo essere definitiva. È poco simpatica. Tutto qui.

Anonimo ha detto...

Comunque a me come idraulico, piace il metodo Esenin. Ahahaha!

attimiespazi ha detto...

non bisognerebbe rubare il mestiere
a Signora Morte..

Anonimo ha detto...

Beh non lo fa molto bene il suo mestiere. Lavora peggio de rumeni.

marti64 ha detto...

Ulula & LaForesta Dolce Compagna
Vorrei non conoscerla questa dolce compagna, il più tardi possibile

Anonimo ha detto...

"incubi pusillanimi" è altissima poesia, per chi non lo avesse capito.
PS(=SS):Si può fare il verso a CB?