venerdì 6 aprile 2018

Telegramma dalla cinefilia profonda

Visto ieri Vite vendute (Le salaire de la peur) di Clouzot.
Mi mancava una parte di me stesso e non lo sapevo ancora.
Quel cratere di petrolio con "il mostro oleodotto" che sbuffa
il suo veleno nero come un serpente, quel cratere che prima
o poi ci inghiottirà tutti, e la lotta disperata dell'essere umano
per divincolarsi dalla densità liquida delle tenebre!
La metafora della nitroglicerina trasportata, il viaggio della nostra
fragilità di corpi sempre sul punto di esplodere, la paura addosso,
la paura dentro, sulla pelle e nelle viscere, l'amore che finisce
in un crepaccio, l'avidità laida e il coraggio bastardo, e in
questo inferno di fiamme e lontananze ignote, la nobiltà
di un uomo che si fa la barba per essere un cadavere presentabile.
Un cadavere presentabile, il senso di tutto in un film.
Chi non vede questo film è un criminale. Chi non lo ama
è un criminale. Oltre la palizzata il nulla.

4 commenti:

Paoly ha detto...

Grazie grazie per il suggerimento, caro.
Appena riprenderò ad accendere uno schermo, cosa che non faccio da un mesetto, lo cercherò sicuro.
Però ho visto un film che direi mi è piaciuto. Si intitola "The square". In pratica è un ben fatto sfottò dela realtà museale alto borghese e ipocrita dell'arte contemporanea. Interessante.
Adieu.

Anonimo ha detto...

Povera Paoly! Consolati pure i sani di mente sperimentano la disperazione. Il malato psicologico è un parvenù. Stima molto bassa. Scusa. Ma vaffanculo

Paoly ha detto...

Ricchissimo Freddy,
la tua ipotesi parrebbe esatta, giacché la mia autostima non è "molto bassa" ma pari allo zero assoluto. Hai presente il grado dello zero assoluto? Te l'hanno insegnato a scuola? Ma non sono una parvenu, giacché i miei beni ammontano ad una futura eredità di due genitori di ceto medio-basso, che però si sono ammazzati di lavoro per quarant'anni, almeno percepiscono una pensione direi decente, visto ciò che spetterà alla nostra generazione ... quindi non sarò certo una ricca ereditiera. Per il resto, ora come ora, tiro avanti. E il mio uomo, laureato e plurispecializzato, ha uno stipendio da fame. Un archeologo, figurati. Poveri idioti che hanno investito il poco denaro in studi classici. In ogni caso mai ce ne siamo pentiti. Si può vivere degnamente anche con poco, quello che basta ad arrivare a fine mese in qualche modo. I beni possono venirci tolti... il piacere e la coscienza donatici dalla cultura no.
Ti dirò però che credo che non accendere uno schermo per un mese, ma anche due o tre, a me pare più da sani di mente che da malati. Quantomeno si è ancora in grado di affrontare se stessi in piena solitudine, senza il bisogno di un chiacchiericcio di accompagnamento proveniente da uno schermo per paura di percepire il vuoto, o un passare la giornata a scrivere dietro uno schermo credendo si tratti di comunicazione. Una lettera scritta a mano era comunicazione, non pigiare il dito fino a perdere l'uso della scrittura. Gli amici immaginari poi, ad una certa età... eh.
Sto benone con la musica. Ma anche in silenzio.
Capisco che il non avere Facebook, non sapere cosa sia Instagram o cosa sia il cinguettio (non mi ricordo come si chiama il sociale che fa cip cip) sia oggi considerato da malati di mente. Pazienza.
In ogni caso ti informo che la mia patologia non è tanto legata a problemi psicologici quanto ad uno squilibro chimico nel cervello. Compare così... senza un motivo... un bel giorno ti svegli e sei "diverso". Pur assumendo buone dosi di litio, il farmaco per eccellenza per "quelli come me", la mia litiemia è sempre molto bassa.
Mi chiedo poi chi sia veramente un "sano psicologico". Chi abbia la presunzione e l'ardire di affermare di non aver alcun problema psicologico. Io, grazie al supporto psicologico di grandi medici ed allo studio relativo alla mia patologia e malattie mentali in genere, ho avuto la grande fortuna di scoprire una realtà diversa, di conoscere me stessa e le dinamiche psichico-fisiche mie e degli altri.
Sani psicologici? Ti lascio l'illusione, a te e al resto dei "sani psicologici".
La disperazione... hai mai tentato il suicidio? Io si. A 18 anni. Nel pieno del mio successo scolastico, con un ragazzo che in molte mi invidiavano, con un promettente futuro da ragazzina prodigio. Eppure. Sono stata in coma per tre giorni. In verità non volevo del tutto suicidarmi, volevo solo dormire, dormire perché il dolore non mi dava tregua ed ero stanca, sfinita... disperata? Ho assunto una quantità smoderata di ansiolitici e sonniferi di mia nonna. Li ho trovati in camera sua e... volevo essere certa di riuscire ad addormentarmi. È andata così. Grazie a non so quale presenza benevola mi sono risvegliata.Ma nulla è più stato come prima. La coscienza di aver quasi messo fine alla tua vita cambia tutto, per sempre. Mai potrò perdonarmi.
Che stima o autostima dovrei avere?!
Affanculo vediamo... per ora non ne ho voglia. Cose che capitano.

attimiespazi ha detto...

"non avere Facebook, non sapere cosa sia Instagram o cosa sia il cinguettio.."
aahhhh, Paolyssima!!
ho trovato un'altra dissociata come me. ewwiva!!
I Love YOu!!

ti braccio!!
(non "ti abbraccio", è troppo volgare)
quindi, di nuovo
TI BRACCIO!!!

:-*

.attimosa