giovedì 15 marzo 2018

COMMENTO DI MEDEA A : MARTIN MASSAFRA.

Ho visto il film tre volte: la prima mi ha lasciata senza possibilità di proferire verbo, 
Martin disarma; la seconda mi fatto precipitare addosso un'incredibile tenerezza, 
Martin rabbonisce; la terza mi ha fatto ridere di me, Martin mi ha sputtanata agli occhi 
di me stessa per le mie inettitudini.
I suoi travestimenti sono le sue profondissime ingenuità; le sue labbra segnate 

sono i suoi sublimi segreti; i suoi occhi diversi sono il suo portentoso distacco. 
Martin ha una storia di dolore che ha trasformato in un incredibile, irresistibile, 

coloratissimo carnevale: in fondo, persino all'inferno le maschere giocose sono consentite.
Martin è una bambina su un'altalena; è un bambino sulla giostra. 

Martin ha radici aggrovigliate: nei suoi voli snoda tutte le matasse 
per farci degli arcobaleni. 
Le sue mani sono opere d'arte: i suoi pupazzi, 

probabilmente, i suoi veri compagni di ventura.
Lo sguardo del mio regista su Martin è variopinto e carezzevole: 

Martin certamente è sintesi di quella tempesta di un mare del sud 
che non è certo gentile; Ricky mostra di farsi vento d'estate, che 
dà sollievo e porta via la sabbia dalla dignità, strappata troppo 
spesso all'uomo dal suo simile.

Ti ringrazio profondamente per questo film, Riccardo. 

A volte, mi sento immeritevole della bellezza che sai dare; altre volte, 
mi vergogno per tutti quelli che, ahiloro, non sono in grado di cogliere 
l'ostensorio di bellezza che tu sei. Questo è un film quaresimale: 
mi denuda e mi porta nel deserto delle mie manchevolezze, 
mi rappacifica con le mie inadeguatezze e mi consente di appendermele 
al collo non più come un cappio, piuttosto come un gioiello, perché la vita, 
in verità, è una stagione irriverente 
alla quale non dobbiamo sottrarci mai, come fanno le bambole, 
che stanno bene pure nella spazzatura.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Succhiami una palla Medea!