sabato 9 dicembre 2017

IMMAGINO

Immagino. Immagino la mia vita come un esercizio di stile.
Già mi vedo sui Campi Elisi a firmare autografi celesti o a danzare
il mio primo tango a Parigi, senza burro, purtroppo.
Anche l'immaginazione ha i suoi confini. Ma io immagino.
Immagino anche i confini della mia immaginazione.
Per fregare un confine basta immaginarlo e diventa di colpo
un confine immaginario. Sono furbo, vero? No, non troppo.
Mai stato furbo in vita mia. Immagino, immagino, immagino
l'immagine del mio immaginare. E mi trovo a passeggiare
con Jean Pierre Leaud a braccetto, gli racconto la trama del
mio film: la fuga di Antoine. Immagino Jean Pierre fuggire
da un ospizio e correre verso il mare, verso il mare che immagina
continuamente se stesso per non annegare. Immagino.
Immagino un nuovo amico di nome Samuel, amico a sua
volta di Raymond Queneau, e allora il mio esercizio di stile
trova il suo stile, la sua conferma. Così mi sento meno solo
e so che si può immaginare anche in due, e fare finta di non
annegare perché ci si abbraccia, perché si amano le stesse
immagini. Immagino mio padre vivo. Immagino il suo cuore.
Immagino la terra. Immagino le radici. Immagino il vuoto.
E qui mi fermo, qui trovo il mio confine. Senza immagini.
Finalmente libero.

1 commento:

attimiespazi ha detto...

stupendo Respiro quel Vuoto..

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