Anfiteatro dell'angoscia, malessere
spettacolare, le redini dei denti e il
tanfo della tua vitalità stramazzata.
Calpestato, deriso, abusato, innocuo
come un pugnale nel burro. Nella vita
annusi come un cane randagio le rose
della disperazione, è tutto un rigoglio
di fioriture dolenti, di appassimenti
vertiginosi, il cuore è un osso, e i tuoi
passi infoltiscono smarrimenti cosmici.
Se questa non è la felicità capovolta
dei folli, se questa non è l'arsura di
ogni sorgente viva, se questo non è
il fuoco creatore che plasma cenere
e diamanti, dimmi, amico mio, funesto
compagno della mia ombra, che cosa
è? Languido mostro di gentilezza, tu
mi doni chiarezza, aria limpida e una
eterna notte da sognare, candore delle
vertebre, fulvo schianto di suoni, tu
sei il mio intimo nemico, il verso che
nasce per purezza di rivolta, la parola,
il suo senso d'ombra, nessuna fede,
nemmeno il veleno luminoso di agonie,
ma amore, amore che trucida pietre.
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