domenica 22 aprile 2012

PENSIERI DOMENICALI

Amo le cose spiegabili, l'inspiegabile l'ho sempre trovato
snob, e fastidioso. Come si permette?

*

Non esiste il mistero, tutto è così semplice, di una
semplicità disarmante: ognuno di noi muore, e
pochi vivono. Ecco la realtà, nulla di triste in fondo.

*

Ho una venerazione profonda per tutte le persone
superficiali, mentre odio le persone semplici.
Essere semplici è una caricatura della saggezza.
Bisogna avere dentro di sé labirinti estremi per
gustare l'insondabile "evento" della superficialità.

*

La mia estrema pigrizia mi fa vivere il sesso con
contrarietà e disappunto, un cazzo a riposo è
l'apoteosi della mia armonia, perché indurirlo
e indurlo a sputare vita dentro corpi esigenti?
Una donna frigida non è una sfida, è un calmante.

*

Sono sempre meno attratto dalle donne, ma non
ho la fortuna di essere omosessuale, quindi a volte
devo prestarmi al gioco della seduzione, una noia
terribile, bastano due complimenti, un sorriso e
una carezza e tutte invariabilmente cedono al coito.
Coito presunto, s'intende. E per fortuna.

*

Non mi fido dei miei istinti, e non mi fido
per "istinto". Del resto anche la ragione
non ha la mia fiducia, ed è ragionevole.

*

Perdere tempo è l'unica vittoria che mi
concedo. La vita è breve solo per chi
non sa perdersi. Chi vive con la carta
di identità in mano è già un cadavere.

*

Vivere appieno la vita è da sciocchi, la vita
va vissuta in sottrazione, togliere tutto per
arrivare al vuoto, l'unica pienezza perfetta.

2 commenti:

Medea ha detto...

Quando il "vuoto" è lusingato dall'elogio dei poeti l'inabissato riceve la grazia. Perchè il vuoto istiga alla tracotanza.
I deliri di onnipotenza meritano l'ergastolo. Soprattutto quando fanno bruciare stupidi incantesimi. Sotto ceneri spente.

Anonimo ha detto...

Quando una mente brillante non può fissarsi in una direzione precisa si avvita su se stessa. I poeti raramente hanno famiglia, o figli.
Tu temi tanto la morte perchè non conosci l'amore. Se tu amassi veramente, riamato, non avresti più il terrore del vuoto e della fine.

Pancrisia