Lieve è la mia paura, anche se il cielo è cicatrice,
anche se la terra è fertile sepoltura, lo specchio
delle mie brame è infranto, mille volti irregolari
formano la superficie lucida del mio smarrimento.
Inseguo me stesso nella frattura, nel disincanto
mi estendo, e raggiungo vette che sanno di radici.
In altre aurore potrei posare la mia angoscia sui
petali di un fiore, e tradirla con la prima pioggia
che viene a bagnare i miei passi, potrei fuggire da
tutto restando al centro dell'universo, come nel
sistema solare di un incendiario potrei fare ruotare
la terra attorno alle mie ustioni, ed essere felice.
1 commento:
...in certe aurore roventi e febbrili una strana incosciente voluttà. Ah,Riccardo! Medea.
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