Leggo i quotidiani sempre più di rado, ma cerco di leggere il mio
quotidiano, quello che mi capita ogni giorno. Mi sento lettore e nello
stesso tempo giornalista dei miei attimi. Cronaca delle mie viscere,
articolo di fondo delle mie elucubrazioni, occhiello delle passeggiate,
pagina degli spettacoli dei piccoli incontri, e delle piccole vertigini.
2 commenti:
E' difficile commentare se non si possiede una solida preparazione filosofica. E io non la possiedo. E' difficile far sortire l'arguzia dall'angustia del proprio piccolo. E io ce l'ho piccolo. Il cervello, dico. Matrigna natura è stata avara, sparagnina, tirchia e financo ingiusta con me. Roba che, se mi sparassi in testa, ci metterei tre giorni a morire (la pallottola dovrebbe girare parecchio prima di far centro). E poi, la difficoltà maggiore, mantenere una significativa coerenza tra il testo del commento e il testo del testo sopra (o di fianco?): questo è davvero defatigante. Infatti che c'entra questo commento con il testo circa il quotidiano (nella prima accezione) e la lettura del quotidiano (nella seconda accezione)? Un bel cippone di niente. Un cazzo proprio, direbbe il Leopardi (che nei carteggi era aulico). Allora, mi si dirà e la coscienza mi dice, "perché appendi questo commento, con questo testo, a questo testo?". Ecco: ma che cazzo ne so?
Divertente.
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