Una scena di allucinante violenza, abbiamo un giovane
attore, idolo delle ragazzine, subissato dalle
richieste dei fotografi che congelano con i loro scatti
forsennati questo "volto industriale", condannandolo a
ripetere la stessa espressione, lo stesso sorriso
ammiccante, la scena potrebbe andare avanti all'infinito.
Non c'è perdita di senso perché il senso non esiste,
c'è solo una circolarità ipnotica destinata a perpetuarsi,
senza soluzione di continuità, macinando ora questo
volto, domani un altro, e un altro ancora. Ma non è
più possibile parlare di volto, il volto è un'altra cosa,
è un mistero indecifrabile, è la cifra di un'alterità
che non si può afferrare e ridurre a cosa inanimata.
I media col tempo hanno creato una nuova forma di cecità.
Dove non accade nulla non c'è nulla da vedere, dove non
c'è nulla da scopire, dove non c'è disvelamento, la vista
non fa che riprodurre schemi, stereotipi, è una vista "già
vista", una fotocopia, è cecità artificiale.
Ecco, il cinema è l'opposto.
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