Non so più che pesci pigliare,
mi fa male esistere, mi crolla
il mondo addosso, ho le pulci
nell'orecchio, le parole sulla
punta della lingua, ho anche
una costola incrinata, e il cuore
non vuole smettere di urlare.
Che fare?
Mi sento il sintomo di me
stesso, un rebus che si schianta
in pieno sole, sono una ferita
aperta a tutte le esperienze,
il risvolto di un cappotto lacero,
non ho più passato, e invano
cerco di restaurare il mio presente.
Che fare?
Sono devoto all'inesorabile,
un complice della fuga del tempo,
l'assassino dorato delle mie
illusioni, l'invisibile disorienta
le mie notti e mi precipita
nelle tenebre del disincanto,
la speranza muore per ultima.
E mi lascia solo.
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