venerdì 26 febbraio 2016

LO SGOMENTO

Era un uomo felice. Era calvo. Aveva una calvizie felice.
Aveva tutto il tempo di questo mondo per ascoltare le
persone, per scrutare la vita e per gustarne le infinite
sfumature. Era solo. Aveva una solitudine rigogliosa.
Una solitudine felice. La sera dopo essersi tolto i calzini
li accarezzava con affetto prima di lanciarli sul pavimento.
Aveva dei calzini felici. Quando si metteva sotto il piumone
si stiracchiava tutto prima di addormentarsi. Aveva lo
stiracchiamento felice. Gli piaceva sbadigliare e grattarsi
la testa. E strofinarsi i piedi nudi. Pensava ai fatti della
giornata, ai piccoli avvenimenti della sua vita effimera.
Aveva anche paura, ma era una paura felice. Aveva
paura di dimenticarsi di essere felice. Un giorno sentì
una fitta al petto. Era una fitta felice. Il cuore stanco di
tutta questa felicità cessò di battere all'improvviso, e
il nostro uomo felice non fece nemmeno in tempo a
dire " ciao " alla vita. Infatti fu un addio. Un addio felice.
Anche i vermi furono felici di cibarsi del suo cadavere.
A pensarci bene fu triste solo una volta: una mattina
al bar vide una signora che piangeva in silenzio e
una lacrima finì nella tazzina del caffè. Pensò : questa
signora non ha chiesto un caffè corretto, non è giusto.
E il suo sgomento non si placò per tutta la giornata.

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