Ieri sono stato in via Magolfa a Milano dove c'è la casa museo di
Alda Merini, ero nelle vesti di filmmaker per fare un favore a una
amica, Rosi Molinari, che mi ha chiesto di fare un video sulla
mostra di suo marito, Antonio Molinari, pittore e anche prestigioso
scenografo alla Scala di Milano. Sono i video più difficili quelli
delle mostre, tra rinfreschi, quadri, chiacchiericcio di sottofondo,
e parole di circostanza, non è facile realizzare un prodotto
godibile. Comunque ci proverò. Farò di tutto per non avere
l'effetto " servizio televisivo ", un tocco d'autore ci sta sempre
bene. Sono arrivato circa un'ora prima dell'inizio, e mi sono
fatto un giro per la casa museo, arrivato alla stanza di Alda
ho provato un senso di morte agghiacciante, da dietro un vetro
si può vedere quella che era la stanza di Alda, ci sono le sue
collane, i suoi cappelli, i vestiti, il pianoforte, pezzi di quel
muro degli angeli dove venivano scritti i numeri di telefono
degli amici, le loro firme, i loro saluti, e su un frammento di
muro deve esserci anche il mio numero e la mia firma, e poi
c'era anche una lattina di coca cola sopra un comodino, pare
che Alda fosse una grande bevitrice di coca cola. Mancavano
due elementi secondo me di vitale importanza: una sigaretta
accesa in un portacenere e Alda. Mancava Alda. La poesia.
Il senso era quello di uno zoo, una gabbia dove la leonessa
era solo un fantasma. Per chi ha vissuto quella stanza, per
chi ha conosciuto la vita in quella stanza, e ha visto Alda
ridere e respirare in quella stanza, lo choc è fortissimo, e la
morte conficca come un pugnale il suo incantesimo di pietra
nel cuore di chi ricorda Alda viva. Il museo è fatto con le
migliori intenzioni, con affetto e amore, ma è appunto un
museo, solo un museo, dove l'assenza preme contro il vetro
con il suo alito mortale e lo appanna, lasciandoci orfani.
Ora Alda vive solo fra le parole dei suoi libri e nel cuore di
chi l'ha amata. Finito il video sono tornato a casa a piedi.
Lungo i Navigli davanti a un bar due ragazzine mi hanno
fermato : " Ma lei è un fotografo? Fa i film ai famosi ? ".
" No, sono un filmmaker, e faccio i film a tutti, potrei farlo
anche a voi due ", e una delle due ragazzine mi ha detto:
" E dopo che ci videa che succede? ". Già. Che succede?
Però erano simpatiche, volevano anche offrirmi da bere,
ma ero stanco, stremato, filmare è un atto di coraggio e
di fatica. Sono arrivato a casa e mi sono buttato a letto.
Chissà se un giorno anche la Chisciotte diventerà un
museo...devo ricordarmi di masturbarmi in un vasetto.
3 commenti:
Il vasetto potrebbe essere oggetto di contesa, il che fa presupporre il suo posizionamento monumentale in qualche marciapiede a fianco a un lampione e a un fuocherello.
...azz.
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