L'amore per Truffaut nasce da una foto: Jules et Jim e Catherine
che corrono a perdifiato. Fino all'ultimo respiro.
In quella foto ho sentito una forma di amore estremo e gioioso
per la vita. E per il cinema. Poi ho visto il film, ma lo avevo già
immaginato solo con quella foto. Era tutto in quel fotogramma.
Anche i loro respiri.
Una corsa sopra un ponte di Parigi con i respiri in primo piano.
Mi hanno sconvolto quei respiri fusi assieme, solo un altro film
è riuscito a sconvolgermi a tal punto usando il sonoro del respiro,
ed è Odissea nello spazio di Kubrick, l'astronauta solo nello
spazio, attaccato alla navicella-madre con un "cordone ombelicale", e il
suo respiro che invade letteralmente l'Universo.
Ma sono due emozioni totalmente diverse. Quella del film
di Kubrick è un'emozione universale, assoluta, e filosofica direi.
Nel film di Truffaut invece l'emozione è terrestre, condivisa, e fuggitiva.
Kubrick congela l'universo, Truffaut lo scioglie.
Due registi agli antipodi, ma due maestri dell'arte cinematografica.
Quando il cinema ti fa sentire il suo soffio vitale non puoi che amarlo.
Amarlo fino all'ultimo respiro.
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