"La storia della mia vita" di Giacomo Casanova
è una lettura sorprendente. Ho molta simpatia
per questo essere vivente, in ogni sua pagina
senti l'eco di un desiderio, e quel desiderio ha
superato i secoli per arrivare sino a noi e oltre.
Era un tipo allegro, raccontava storielle che
facevano divertire tutti, sapeva essere piacevole,
leggero, arguto, brillante, faceto, ma nel desiderio
era serio, serio assai, il desiderio era la sua
ossessione, il suo tormento, la sua condanna.
Il corpo della donna era la sua aderenza al reale,
e le forme intraviste, sognate, spiate, erano una
promessa di felicità. E sulla felicità non si scherza.
Casanova era un vampiro, ingoiava il sangue dei
suoi amori, e Casanova era anche un cannibale.
Un giorno fece ridurre in polvere le ciocche dei
capelli di una donna amata, e fece mischiare
quella polvere di capelli con della pasta per fare
confetti. Custodiva gelosamente quei confetti.
L'idea di potere mangiare il suo amore lo eccitava.
Questo era Casanova.
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