Dai tuoi svenimenti di pietra
risorgi polvere, intarsio di
fragilità e vento, e di quel
piccolo nulla che è la morte
ti resta addosso solo aria.
Mistica divoratrice dei miei
sogni, non sei mai stata carne,
corpo fessurato, ferita aperta
a ogni esperienza, no, tu sei
sempre stata puro sgomento.
Perpetua incandescenza, forse
una notte, solo una notte,
posso dire di averti incontrata
nel regno dei fiori carnali, ma
eri già lontanissima, eco di baci.
E con l'infallibile eleganza della
crudeltà stavi confezionando
l'addio che mi avrebbe divorato.
Ma non c'è tormento in me, anche
solo averti sfiorata è eterna
vertigine.
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