Non si vive una sola volta nella vita: appena si muore.
Poi è un mistero fitto fitto. Tanto ignoto che cola dentro
vasi d'ignoto, oscuri come un pozzo che precipita in un
pozzo. Non si vive solo una volta nella vita, il resto è
una valanga di mozzarelle (qui la poesia prende una
piega surreale), uno sfilatino d'assurdo dentro ignobili
supermercati senza sconti, magari in centri urbani dove
le persone camminano con la rivoltella negli occhi.
Quindi (qui la poesia si ferma un attimo alla ricerca di
ispirazione).......................................quindi se tu fai
di me una statua, sai che faccio io? Tremo. Tremo.
E uccido la statua che tu hai creato. Chi dice che i morti
che i morti che i morti...che i vivi che i vivi che i vivi,
trovare le differenze è arduo a volte, a giravolte, che
turbine di smeraldi infuocati (qui la poesia non sa più
dove andare e che fare di se stessa), che sentieri di
sangue fiorito sopra ventri di elefanti marmorizzati,
il lettore trova assurdo troppo assurdo questo gioco,
il poeta dovrebbe fermarsi ma è stanco di non scrivere
e scrive, ritorna il verso iniziale? No, fantasia al lavoro.
Sì, ritorna. Non si vive una sola volta nella vita: appena
si muore. Ecco, ora trovare un modo per uscire da
questa poesia, vediamo, una via di fuga, tipo: fresche
mozzarelle arcobaleno schiantano cieli di meraviglia.
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